Com’ è noto, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti è agli arresti domiciliari per le note vicende che hanno a che fare con finanziamenti privati al suo partito.
Molti sepolcri imbiancati si stracciano le vesti perché dicono che i finanziamenti sono stati fatturati e non erano in nero. Bene. Il piccolo particolare è che il problema non è come siano stati dati i finanziamenti, ma per quale scopo.
Un conto è se uno finanzia il partito ambientalista “tout court”, perché vuole combattere (a torto a ragione) i cosiddetti “cambiamenti climatici”, e ne segue il percorso politico.
Un conto è se uno finanzia il partito locale “don Camillo” che vuole costruire molte chiese e quindi finanzia la campagna elettorale del candidato a capo del partito “don Camillo”, il quale, dopo avere vinto le elezioni comincia amministrativamente a favorire il finanziatore, assegnandogli (in un modo o nell’altro) incarichi di costruzioni di chiese, ecc…
Il problema è tutto qui. Qualcuno deve accertare il perché e non il come, Giovanni Toti, ossia il suo partito (direttamente o indirettamente), abbia ricevuto detti finanziamenti.
E chi è questo qualcuno? Ovviamente la Magistratura. Finché dura.
Quindi la cosa più saggia e di buon senso che si possa (e si deve) fare è attendere la fine delle indagini ed il relativo processo. Punto.
Non vi annoio con la solita questione che i processi durano a lungo, bla bla bla…
Vi potrei pure elencare il perché la politica non vuole rendere efficiente la macchina della Giustizia (lo lascio alla vostra intelligenza), la quale (politica) invece di occuparsi di dare uomini e mezzi ai magistrati, “giustamente” si occupa delle loro…”carriere”.
E’ come se si dovessero eliminare le code dai caselli autostradali, occupandosi del contratti di categoria del personale autostradale e non di aumentare il numero dei caselli.
Come direbbe Banfi: “Ho detto tutto!”.
Massimo Piccolo