I dati Inps sui dipendenti del settore privato mostrano un aumento dei contratti, soprattutto a termine, part-time e stagionali e delle disuguaglianze; L’evidenza mostra che i contratti precari rendono i lavoratori più docili, e quindi provocano un calo della quota salari e più in generale un aumento delle disuguaglianze. Anche questo risultato trova conferme in alcuni studi pubblicati dalle principali istituzioni. L’idea che le tutele del lavoro rappresentino un ostacolo alla ripresa dell’occupazione non ha adeguate basi scientifiche, anzi, insistendo con la precarizzazione dei contratti si corre il rischio opposto: una depressione dei salari tale da scatenare una deflazione da debiti. Se davvero Confindustria punta a recuperare margini di profitto con questa strategia retriva e fallimentare, bisogna augurarsi che nessuno la prenda in seria considerazione.
QUALCHE DATO
Secondo le rilevazioni ISTAT, i precari sono risultati circa 3 milioni a gennaio 2024, mentre a settembre 2023, in base ai dati INPS, sono stati assunti con un contratto di lavoro a tempo determinato o precario circa 513.000 lavoratori. Le trasformazioni da tempo determinato a gennaio 2024 sono risultate 86.000, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2023 (-14%).
In aumento risultano invece i contratti a tempo determinato(+0,4%), i contratti di somministrazione e i contratti stagionali(+1%) e i contratti di lavoro intermittente (+5%).
Di conseguenza, i contratti a tempo determinato rischiano di diventare, sempre più la forma di rapporto di lavoro dominante. Questo grave fenomeno rischia di mettere in pericolo la sostenibilità del sistema pensionistico come ricorda INPS e ha anche effetti negativi sulla crescita economica. La precarizzazione, infatti, favorisce l’emigrazione di giovani formati in Italia e disincentiva gli investimenti in formazione da parte delle imprese.
Per stabilizzare la situazione, bisognerebbe rendere le altre tipologie contrattuali meno appetibili e ridurre la possibilità di rinnovare così facilmente i contratti a tempo determinato, apportando modifiche sostanziali alla normativa; Ci sono difficoltà anche per giovani e ultracinquantacinquenni dove tra gli assunti in modo stabile, dove appena il 9 per cento è un under 24 e solo il 16 per cento un over 55.