Ester Bonafede: candidata Udc alle Elezioni Europee dell’8-9 giugno 2024

Ester Bonafede: candidata Udc alle Elezioni Europee dell’8-9 giugno 2024

Ester Bonafede è nata a Palermo, architetto, libero professionista, si è occupata di progettazione UE. Ha svolto incarichi di docenza all’Unipa e in altri Enti. E’ stata segretario regionale Udc; assessore regionale della Famiglia, politiche sociali e lavoro; sovraintendente Foss, componente del Cda del teatro Massimo, sovrintendente della Fondazione Taormina Arte. Si candida con la lega in quota Udc nella circoscrizione isole Sicilia- Sardegna alle Europee dell’8/9 giugno 2024.

L’intervista è stata occasione per fare alcune riflessioni sul significato di Europa ed il rapporto dei giovani con la politica:

Quali motivi l’hanno portata verso la candidatura alle Europee con la lista Udc?

Ho accettato di candidarmi alle Europee perché, in questo momento di crisi e  di disaffezione dalla politica, chi ha  formazione esperenziale ed ha consapevolezza del senso di appartenenza  alla propria terra deve mettersi al servizio del  popolo per rilanciare in Europa ”un patto delle Isole”, necessario non soltanto per il futuro delle nuove generazioni ma anche del Mediterraneo, laddove  la Sicilia e la Sardegna soffrono un insuperato gap in termini di continuità territoriale e di mobilità negata.

Questa lista nasce dalla volontà di creare un patto federativo che continuerà anche dopo la consultazione europea in quanto di natura politica. Ho accettato questa candidatura con la consapevolezza che fosse la cosa giusta da fare. Tina Anselmi, quando le domandavano come mai aveva deciso di entrare in politica, diceva che per cambiare il mondo bisogna esserci. E questa è anche la mia risposta.

Quali sono i punti cardine e i valori che le piacerebbe portare in Europa?

Il nostro compito non è solo quello di unire gli Stati, ma piuttosto i popoli d’Europa, caratterizzati dalle loro differenze. Bisogna ricordare che la matrice costitutiva dell’Europa è cristiana e fa riferimento a valori che per noi sono imprescindibili. Mi riferisco alla libertà, alla dignità, all’uguaglianza, alla democrazia, che poi sono anche laici. Jean Monnet ha sempre sostenuto che il vero motore dell’unione dei popoli è la cultura e non l’economia. E questo, secondo me, è un presupposto che non può che ritenersi appannaggio dei valori che contraddistinguono il popolo del centro, di cui faccio parte. Un popolo che ritiene la dignità e l’identità umana un valore imprescindibile, per cui ogni uomo diventa importante nella costituzione della collettività e della società. Questo dipende pure dalla classe politica che si manda in Europa e che deve difendere le prerogative su scelte fondamentali. Io trovo che i punti, su cui Lega e Udc sono d’accordo, sono la sovranità nazionale e la difesa delle tradizioni. La nostra presenza in Europa rafforzerà l’affermazione dell’universalità che noi riteniamo che questi valori abbiano, in tema di democrazia e libertà.

L’Europa non può essere unita solo dalla moneta: pace, libertà, democrazia dovrebbero essere i valori dominanti di una politica comune, qual è l’Europa che lei immagina?

Quello che manca sono scelte unitarie in materia di politica estera e la stessa crisi dell’attuale politica, con il progressivo distacco e agnosticismo delle fasce giovanili, è sicuramente il frutto di scelte sbagliate e della caduta della capacità di mediazione e del primato dell’economia rispetto alla politica.

Per combattere l’astensionismo ed il populismo occorre innanzitutto guadagnare la fiducia tra politica e società. Solo così il consenso potrà crescere coltivando la credibilità e misurando lo spessore del nostro impegno per il bene comune.

In questa competizione elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, la bandiera della Lega porta anche i colori della bandiera sociale dell’UDC, ancorata ai principi del cristianesimo che ebbero un ruolo fondamentale nella formazione e nell’avvio della nostra Repubblica.

Ognuno porta con sé in suoi capitali identitari: cristianesimo e i suoi valori culturali, moderatismo, tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale ed artistico, rinnovo del welfare e dello sviluppo locale, conservazione della specificità e della identità delle tradizioni delle nostre genti affinché le stesse non finiscano diluite nella globalizzazione, certezza dello stato di diritto, ripudio della guerra come strumento di definizione delle controversie internazionali.

 

Quali sono le priorità della Sicilia da portare in Europa?

La storia e anche la politica non ha risolto la questione “meridionale” e poco si è fatto per la condizione di insularità che accomuna le nostre Isole e ne condiziona lo sviluppo.

Sicilia e Sardegna devono tendere ad essere energeticamente autonome; le accomuna in questa prospettiva la loro condizione di insularità, le naturali difficoltà di collegamento e di trasporto, ma anche la esigenza di tutelare maggiormente la specificità delle loro ricchezze paesaggistiche, culturali e ambientali.

Essere completamente autonomi dal punto di vista della autoproduzione energetica porterà consistenti economie nella spesa dei suoi abitanti ed incrementerà il turismo nelle “isole verdi”.

Un ruolo essenziale sarà svolto dall’incremento energetico attraverso la fruizione di fonti di energie rinnovabili.

Certamente siamo favorevoli perciò alla installazione dei pannelli solari ed alla realizzazione di parchi eolici in zone disabitate e che non sono interessate da vincoli di ogni sorta e che non siano comunque di vocazione turistica.

In ogni caso occorre preservare le proprie coste ed evitare di minacciare le politiche di lotta allo spopolamento dei Comuni interni.

Occorre poi incoraggiare la riduzione di alcune risorse ed utilizzare mezzi di trasporto a basso impatto ambientale.

Sicuramente, se noi pensiamo alla coesione economico e sociale dell’Europa, dobbiamo concentrarci su tre punti: infrastrutture, istruzione e occupazione. Su questi la politica può contribuire a migliorare i livelli di vita delle persone.

Dovremmo partire dalle riforme protese alla tutela dell’agricoltura e pesca in Sicilia e Sardegna, dall’incremento del turismo anche attraverso la valorizzazione delle risorse culturali ed ambientali ed inoltre ricostruire secondo criteri di urbanistica, quindi con corretto controllo e governo del territorio, la continuità territoriale attraverso un processo di risanamento ed adeguamento del sistema dei Trasporti nelle isole e tra le due isole ed il resto dell’Italia.

Dal suo punto di vista quanto è importante recarsi alle urne e avvicinare i giovani alla politica e all’Europa?

L’Europa può e deve avere un ruolo importante nella formazione dei giovani, è uno dei punti che possiamo sviluppare con estrema attenzione. Dobbiamo impegnarci a rimuovere appunto gli ostacoli per le nuove generazioni, premiando il merito e garantendo opportunità a chi non ha grandi possibilità economiche.

L’Erasmus è un meraviglioso programma per i giovani. L’Europa, inoltre, attraverso strumenti come una piattaforma di Erasmus digitale dovrebbe consentire l’integrazione a quei giovani che non hanno le risorse economiche per andare a studiare fuori dalle loro città. Occorrerebbe un potenziamento linguistico per offrire ai giovani infinite opportunità. Inoltre, abbiamo bisogno di soggetti che siano in grado di declinare le risorse economiche europee e di trasformarle in progettazione e realizzazione, cosa che non è scontata. E quindi bisognerebbe investire più in università, ricerca e innovazione. I giovani sono il mio obiettivo fondamentale. Se i giovani vogliono andare fuori dall’Italia ben venga, se sono costretti abbiamo fallito. Per ritornare alla domanda sul perché mi sono candidata, dico che l’ho fatto per i giovani. Voglio diventare architetto dei giovani.

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