Grembiule a scuola, sì o no?

Grembiule a scuola, sì o no?

 

Pare che in un comune del leccese (Comune di Guagnano), un Istituto Comprensivo, abbia deliberato che dall’anno scolastico 2024/25 i nuovi iscritti a scuola (e a seguire negli anni, gli altri nuovi iscritti), dovranno dotarsi di un grembiule verde a quadretti, senza alcuna distinzione di genere.

Ciò fatto, per “Promuovere valori inclusivi e combattere contro gli stereotipi di genere”. In Italia, paese fazioso per definizione, immagino già i commenti e i distinguo di ognuno.

Ma cerchiamo di ragionare con calma. Per quanto abbia fatto ricerche nel merito, non sono riuscito a trovare una normativa che obblighi i bambini ad indossare il grembiule. In verità, pare che l’obbligo lo abbia instaurato Mussolini, nei primi anni “20 del secolo scorso. Immagino già il lettore di queste righe: “fascista!”.

Ebbene, se non ci facciamo prendere dalla innata faziosità italica, possiamo dire che il grembiule a scuola “parifica” tutti i bambini, come uguali di fronte al docente, ed al resto della scuola.

Ciò, permette di evitare “le sfilate” di bimbi più abbienti, rispetto a chi non si può permettere vestitini “firmati”. Cosa del tutto di buon senso.

Inoltre, il grembiule a scuola, preserva l’abbigliamento del bambino, che notoriamente è esuberante, e con penne e colori si imbratta spesso i vestiti e contribuisce negativamente alle spese familiari.

Un obbligo del genere, in Sicilia, è stato tentato da un parlamentare di An, Fabio Granada. Infatti, nell’anno 2000, Granada divenne vicepresidente della Regione Siciliana e assessore ai beni culturali e istruzione.

Apriti cielo. Fu subissato da distinguo, quando non esplicitamente etichettato come “fascista”.

In definitiva. Il grembiule per i ragazzi sarebbe una cosa di buon senso. Ma in Italia, il buon senso, come usa dire, si è nascosto, perché le vie sono inondate dal “senso comune”. Che è cosa del tutto diversa.

Massimo Piccolo

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