La brava presentatrice.
Lo scorso articolo, ho riferito della audizione del rappresentante OSA Polizia in Commissione parlamentare Covid. Scrivevo tra l’altro che sui mezzi di comunicazione di massa dominanti, altrimenti detti “main stream”: di questa Commissione non se ne parla proprio. Orrore!
Bene, proprio nel pomeriggio del 21 scorso, durante un noto “talk-sciouu” di La7, abbiamo avuto la prova provata di quanto sopra affermato. La brava presentatrice/conduttrice e/o giornalista (non mi è dato sapere), ha presentato l’ennesimo ospite (di solito, ci sono ospiti a go-go…). Presentandolo, ha detto: ”Saluto Marco Lisei, senatore di Fratelli d’Italia, bentornato a Tagadà: membro della Commissione affari costituzionali?
Alla domanda della brava presentatrice, il senatore ha solo risposto, quasi sussurrando (per educazione, immagino): “Presidente della Commissione Covid, e…tutto”. La brava presentatrice, in un millisecondo, ha immediatamente “virato” su tale Sandro Iacometti, “firma” di Libero (il quotidiano), scherzando sulla sua entrata in studio, bla bla bla…
Ora, vogliamo dire due cosine? Intanto, se tu inviti un ospite, sai perfettamente chi sia (perché hai il copione davanti), e magari per educazione, citi che Egli sia, in primis, Presidente di una commissione, e magari solo dopo, “anche” di altra Commissione; secondo, se quello ti dice che è anche presidente di una “desaparecida” Commissione Covid, ci si aspetterebbe, che magari si chiedesse all’ospite, due cose da minimo sindacale su come vanno i lavori, bla bla bla. Nossignore. Non si può. C.v.d.
Bocchino e l’Albania
Il povero Bocchino ed il Governo al seguito (o viceversa), si sono “infognati” (si può dire?), nella ormai mitologica questione del decreto Albania e i giudici.
Sempre nella trasmissione di cui sopra, ormai mitologica anch’essa: il “povero” Bocchino è caduto nell’infingardo (sia detto affettuosamente) trabocchetto che fanno gli “oppositori” (ed affini) a tutti i “governativi” (specie nei “talk-sciouu” di cui sopra), facendo dire loro (ai governativi), che siccome il giudice ha espresso un’opinione antecedente su una tal cosa (decreto Albania) allora non può decidere su quella materia.
All’ospite di “turno” (un tale di sinistra, politicamente molto “navigato”, ancorché “giovane”), e, se la memoria non mi inganna, anche la brava presentatrice: hanno avuto gioco facile a dire che allora, se un giudice ha un’idea diversa su un argomento, non può decidere? Al che, Bocchino in evidente imbarazzo, ha cominciato a…dire qualche cosa.
Vorrei dire a Bocchino, con simpatia umana, e a tutti i “governativi”: con questa storia del decreto e dei giudici, avete alzato una, dieci, cento palle (delle quali gli “opposti” non hanno certo necessità), e vi siete cacciati in un “cul de sac”.
Se mi posso permettere, da cittadino di questo disgraziato paese, ammesso e non concesso (concesso?) che sia vero che i giudici comunisti, bla bla bla….
Se continuate su questa strada, andrete a sbattere sempre. Perché il furbetto di “turno”, vi dirà sempre una cosa di evidenza solare. Cioè, che non è che se un giudice è juventino, non può giudicare un tifoso interista. Bisognerebbe rispondere, ma sarebbe meglio non replicare a nessuno: “che il giudice applica le leggi”. Punto. Se secondo voi non le applica, allora fate ricorso. Doppio punto.
Alle provocazioni degli “opposti” non si dovrebbe semplicemente rispondere. Lasciarli in “quest’acqua qua”. Quella di Bersani. Il Gorbaciov italiano.
Dovrebbero fare come fece il Grande Enrico Cuccia; che incontrando per strada un sosia di Massimo D’Alema (era una cosa tipo “scherzi a parte”, ad uso Tv, non ricordo la trasmissione), non lo riconobbe subito, e scambio solo due parole, ma appena capi l’arcano, si zittì immediatamente e continuò la sua passeggiata.
Ecco, in questi casi, invece, gli “opposti” si conoscono già. Basta stare zitti.
Massimo Piccolo