Dall’11 al 15 febbraio prossimi, si svolgerà il canonico Festival di Sanremo. E fino a qua, niente da dire o da obiettare. Da diversi giorni la Rai-Tv ci inonda della pubblicità dell’evento medesimo, e lo fa con un logo grande, con accanto il numero dell’anno (2025), e sotto, in piccolo, il numero dell’edizione: 75°.
Ora, guardando il logo, non può non colpire il fatto che l’anno è riportato graficamente un “20” sopra e un “25”, sotto. E ti viene “spontaneo” ripetere/leggere: “20-25” e non “2025”. Che voglio dire. Voglio dire che già da qualche anno, molti giornalisti, attori, registi, politici, fuochisti, facchini, ecc…, hanno preso a pronunciare l’anno domini 2025 (ma pure i precedenti), sillabando “venti-venticinque”, invece di “duemilaventicinque”.
Vittima (o carnefice) di ciò, anche la famosa giornalista Lucia Annunziata, ora europarlamentare del PD (mi pare giusto…), durante la sua trasmissione “in mezz’ora” di qualche anno fa.
In merito, mi soffermo “doverosamente” sulla nuova “conduttrice” di “in mezz’ora” (Rai 3, domenica ore 14:30), la “Augusta” Monica Maggioni (cercare su google chi è costei, non mi soffermo), la quale, come si può notare facilmente, scambia spesso il suo ruolo di conduttrice (cioè di fare domande agli ospiti), con quello di una giornalista-opinionista (cioè di dire la sua ad ogni pié sospinto): infatti le rare volte che mi imbatto nel programma che lei “conduce” (o dovrebbe condurre) vedo e sento parlare sempre e solo lei. Fateci caso. E ciò è obiettivamente e statisticamente, alquanto “strano”. E tutto ciò anche in presenza di ospiti, financo illustri.
Ma torniamo a Lucia Annunziata. Durante una sua trasmissione di qualche anno fa, era presente in studio Gianfranco Fini, al quale la Annunziata chiese un qualcosa che si riferiva ad un anno precedente, non ricordo adesso quale (ma qua non importa), e gli disse: “…nel 20-21 (venti-ventuno) lei disse che…..”. Fini la guardò perplesso, e la Lucia Annunziata allora modificò: “…2021 (duemilaventuno)…”. Allora Fini, comprese e rispose, ecc…
Che voglio dire. Che davvero non si comprende per quale motivo uno sano di mente e soprattutto italiano di lingua madre italiana (la più bella lingua del mondo che tutto il mondo ci invidia): debba pronunciare l’anno spezzando il numero in due numeri (20-21, venti-ventuno), invece di semplicemente leggere e/o citare 2021 (duemilaventuno), come si fa da secoli.
Il primo motivo che viene in mente potrebbe essere il provincialismo cronico dell’italiano medio, che, invece di dire il numero come si fa da secoli, crede che dividendo in due l’anno sia molto più “figo”. E tutto ciò perché i “bravi maestri” (o cattivi, dipende dal punto di vista) presentatori, giornalisti, opinionisti, politici, fuochisti, facchini, ecc…, in Tv fanno i “fighi”. Ponendo le condizioni affinché il noto telespettatore medio emuli i bravi maestri di cui sopra.
Altro motivo che viene in mente, è che, del tutto “casualmente” (ovvio), la lingua nella quale il numero dell’anno di che trattasi si “spezza” in due numeri, è, sempre casualmente si capisce, la lingua della “perfida Albione”.
Non a caso, in epoca mussoliniana, il motto era: “Dio stramaledica gli inglesi”. Ma questo é solo un riferimento storico. Si capisce. Anzi, si super capisce.
Finisco con il dire che, fare il logo di Sanremo nella maniera suesposta, fa parte della ormai quotidiana manipolazione mass mediatica del povero italiano medio, che é diventata ormai anche linguistica. Oggi non senti dire più “Tutto esaurito”, ma “Sold out” (mi fermo qui con gli esempi…). Ma questa appunto non é più una novità per questo disgraziato popolo italiano, che vive da secoli in questa: “…serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”.
Lo diceva già Dante Alighieri oltre 700 anni fa. E non è cambiato nulla.
Massimo Piccolo