Intervenendo a Palermo, durante i lavori del Comitato direttivo centrale (C.d.c) dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) del 24 maggio scorso, il neo presidente della stessa (Anm), Cesare Parodi, ha ribadito il “cahier de doléances” dell’Anm in tema delle approvande riforme sulla Giustizia, targate “Nordio”. E ciò nel nell’aula “Falcone-Morvillo-Borsellino” del Palazzo di Giustizia di Palermo, in altri tempi chiamato “palazzo dei veleni”.
L’elenco delle “doglianze” del Presidente è davvero sostanzioso, in particolare il presidente dell’anm, ha stigmatizzato il fatto che nel giornalismo, “ma non solo”, spesso c’è una “insistenza sul tema dell’errore”. E che spesso ci sono casi trattati con una “intensità”, “ampiezza”, e “tipologia di narrazione che viene costruita attorno a questi casi”, per “colpire in qualche modo la magistratura…”.
Inoltre si è soffermato sul concetto davvero interessante: che la “giustizia ha bisogno di qualità. E che la qualità ha bisogno di tempo”. Ineccepibile. Mi sovviene in effetti, che ogni santo giorno, nei vari talk-sciòu, abbiamo conduttori, che più che conduttori sembrano toreador, o forse vigili urbani (o, come si chiamano ora: poliziotti municipali).
Infatti, i conduttori, con il copione in mano (non tutti), chiedono opinioni ai “malcapitati” di turno, della durata sprint di 2 minuti (se va bene); perché c’è sempre un collegamento, una pubblicità incombente, o altro: che fanno apparire i conduttori, quasi dei ballerini classici. Si muovono nello studio “svolazzando” tra un ospite e l’altro.
Si capisce bene, che non si può esprimere una opinione compiuta in 2 minuti. E quindi ha ragione il presidente Parodi che sottolinea che per avere qualità ci vuole tempo. Ma questo vale un po’ per tutto.
Inoltre, il presidente Parodi si è espresso negativamente sul fatto che si è deciso di “tagliare drasticamente il dibattito parlamentare”, “persino sulla riforma costituzionale”. Peraltro, il presidente ha riferito degli incontri con la maggioranza di governo, nei quali ha “percepito” che su alcuni punti della riforma in effetti non ci sono certezze: “specialmente sull’Alta corte e sul sorteggio”.
Infine, in tema di eventuali sanzioni disciplinari ai magistrati che manifestano la loro opinione, che pare sia un argomento “caldo” del governo, il presidente ha concluso il suo intervento affermando che “questo è un tema centrale della nostra attività”. E c’è il timore che arrivino delle norme restrittive sulla libertà di pensiero e di opinione dei magistrati “prima del referendum”, e che “in qualche modo”, “vogliano impedirci di manifestare le nostre opinioni” (sul referendum).
Ha chiuso poi il suo intervento, dichiarando che se “questo accadrà”, “chiederò il giorno stesso un’intervista ad un giornale”, e “farò delle dichiarazioni chiarissime”, e mi autodenuncerò al Csm”.
Massimo Piccolo