Giugno si staglia in un chiaro-scuro bancario, dove emergono segnali incoraggianti misti a diverse inquietudini. I dati dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, nell’ultimo rapporto, evidenziano un sistema che pare aver trovato una tregua nei movimenti febbrili dei tassi d’interesse, con indicatori in calo su quasi tutti i fronti, non certo privo di spie d’allerta.
L’Euribor a tre mesi, che è uno storico riferimento per i tassi sui mutui e in generale sul credito a famiglie e imprese, si attesta all’1,96%, in riduzione di 13 punti base rispetto al mese precedente, sostanzialmente la traiettoria è di discesa e per i debitori dovrebbe essere rassicurante.
Purtuttavia, guardando al quadro più ampio, non possiamo ignorare che il mercato resti diviso tra le spinte deflazionistiche di breve termine e le persistenti incertezze del medio-lungo periodo, evidenziate ad esempio dal BTP decennale, che registra un calo modesto ma significativo al 3,49% (-12 punti base rispetto a maggio). Un indicatore sensibile del livello di fiducia e delle preoccupazioni sul futuro economico del Paese.
Sul fronte delle condizioni applicate dalle banche, la riduzione dei tassi applicati ai nuovi finanziamenti alle imprese (ora al 3,64%) e sui mutui immobiliari (3,19%) rappresenta un segnale positivo, certamente incoraggiante per il tessuto economico e per i consumatori. E’ d’obbligo la prudenza, il prosieguo di questo trend dipenderà fortemente dalle prossime mosse della BCE e dalla capacità del sistema finanziario italiano di mantenere la stabilità raggiunta.
Infine, resta da monitorare la situazione dei crediti deteriorati netti, che sebbene siano in leggero calo (31,1 miliardi contro 31,3 miliardi a fine 2024), pesano sul sistema come una spada di Damocle.
Allargando il mirino e inserendo questi dati in un contesto più ampio, non possiamo ignorare il clima geopolitico di grande incertezza che pesa sui mercati finanziari. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, il complicato dialogo tra Washington e Bruxelles, l’incertezza nel Pacifico influenzano la fiducia degli investitori. A ciò si aggiunge la preoccupazione per il Medio Oriente, dove l’escalation tra Israele e Iran minaccia di destabilizzare ulteriormente i mercati energetici globali. Le banche centrali, BCE e Fed in particolare, si muovono con estrema cautela, la loro è una posizione non facile. Secondo le previsioni degli esperti si va, specie in Europa, verso un abbassamento dei tassi per attenuare l’irrigidimento degli investimenti, questo però si scontra con i timori per l’inflazione dalla quale stavamo incominciando ad uscire. Gli Stati Uniti rimangono nell’incertezza, concentrate sugli obiettivi geopolitici, disposte a tollerare l’imprevedibilità nei mercati. Con un presidente, Trump, che ha il potere di parlare alla FED come la nostra Commissione fa raramente.