“E’ un primo segnale, positivo. Ma ci vorrà tempo per una riforma compiuta”. Guido Camera, avvocato penalista di peso e presidente dell’Associazione ITALIASTATODIDIRITTO, legge in controluce la riforma Nordio e si prepara alla XX edizione di Futuro Direzione Nord (Milano, Palazzo delle Stelline, lunedì 26 giugno).
Abolizione del reato d’abuso d’ufficio, custodia cautelare, informazione di garanzia e stretta sull’uso delle intercettazioni, con il divieto di pubblicazione ai giornalisti se non contenute in un atto d’indagine o in un dibattimento. Questi sono alcuni dei temi inseriti nella nuova riforma della Giustizia avviata dal ministro (ex magistrato) Carlo Nordio.
Avvocato Camera, quindi possiamo dire ciao all’abuso d’ufficio?
Al momento no, stiamo parlando di proposte di legge che devono avere un preciso iter parlamentare. Ricordo che il cammino verso un cambiamento della disposizione normativa è iniziato nel 2020 con una prima riforma che ha preso l’avvio in un momento straordinario in cui il Covid ha costretto la burocrazia a un robusto cambio di passo. È evidente che l’abuso d’ufficio sia un reato molto liquido, che rischia di produrre e ha prodotto un effetto di freno.
È soddisfatto della riforma Nordio o pensa che manchi qualcosa?
Intanto lascio che la politica vada avanti e lavori a riguardo sulla proposta del ministro. Noi, come ITALIASTATODIDIRITTO, già lo scorso anno, abbiano organizzato un convegno in Senato, soffermandoci sulle criticità irrisolte dalla modifica del 2020, perché quello che si deve evitare è l’effetto di freno di cui parlavo prima. È importante ricordare che esiste una giustizia amministrativa che deve verificare l’operato della pubblica amministrazione. È giusto perseguire corruzione e conflitti di interesse, concussione e altri reati che arretrano lo sviluppo del sistema sociale, ma è evidente che l’abuso d’ufficio, come oggi previsto, può esser un limite sproporzionato al buon funzionamento dell’azione ammnistrativa.
La riforma Nordio riguarda anche i giornalisti, soprattutto sul tema della pubblicazione delle intercettazioni, che verrebbero vietate se non contenute espressamente negli atti dei giudici. Da difensore cosa ne pensa?
Io mi muovo da una convinzione: la pubblicazione indiscriminata di atti di indagine fine a sé stessa, e senza perciò che corrisponda a stringenti esigenze di cronaca, va combattuta. È evidente che soprattutto nella materia penale si debba garantire però un controllo dell’opinione pubblica sul funzionamento della giustizia. Mi rendo conto che è difficile trovare un equilibrio ed è evidente che, se si limitano gli accessi alle fonti, la professione ha delle ricadute. Credo che la soluzione sia investire su una categoria professionale qualificata che sappia selezionare quali siano le notizie rilevanti e no. Il giornalismo di inchiesta, se fatto bene, è importante. Credo invece sia giusto limitare il ricorso alle intercettazioni perché, per esperienza personale, generalmente tendono ad impigrire le indagini e l’uso delle sole conversazioni non è solo eccessivamente invasivo ma anche non di rado fuorviante. Sono dunque convinto che ridurre l’uso delle intercettazioni possa essere uno stimolo per gli investigatori a lavorare meglio.
Quanto pesa la burocrazia nei processi penali e quanti ne provoca l’eccesso di burocrazia?
Questo è un tema importante. Pensi che il numero di procedimenti penali è attualmente ingestibile: abbiamo meno di 10.000 magistrati per un numero di processi che invece supera il milione. La risposta giusta è evitare di trovare nel diritto penale l’unica soluzione: all’aumentare del numero dei reati, aumentano anche i procedimenti. Bisogna avere il coraggio di trovare una forma di definizione diversa per i processi senza danni e senza conseguenze amministrative. Amnistia è una parola forse impopolare, ma bisogna ragionare sui dati esistenti e sulle migliorie apportate dalle riforme della scorsa legislatura. Davanti al giudice penale devono finirci solamente i fatti gravi. Ci vogliono però strategie di lungo periodo, ed è importante che la politica non si faccia dettare l’agenda dall’ultimo episodio di cronaca.
In merito alla manifestazione Futuro Direzione Nord, lei terrà un intervento su “Burocrazia, Giustizia e Pubblica amministrazione”.
ITALIASTATODIDIRITTO, la scorsa legislatura, ha presentato delle proposte al Parlamento volte a ridurre il numero dei magistrati che non stanno nei tribunali ma vanno nella pubblica amministrazione a svolgere funzioni politico legislative e amministrative. A Direzione Nord parleremo proprio di questo presentando il libro di Giuseppe Salvaggiulo, “Io sono il potere. Confessioni di un capo di gabinetto”.
Voglio sottolineare che il momento politico è importante perché la Legge delega della scorsa legislatura deve essere attuata e bisogna sfruttare l’occasione per affermare che i magistrati devono lavorare nei tribunali e non nei ministeri. Questa necessità nasce da due ragioni obiettive: una sistematica, perché oggi il procedimento legislativo nasce principalmente dai ministeri e non in Parlamento e mi chiedo se chi riesce ad essere collocato fuori ruolo, e contribuisce perciò a scrivere le leggi, non incorra poi in conflitto di interesse quando deve applicarle una volta tornato in magistratura dopo l’esperienza nella Pubblica Amministrazione. Con il numero attuale di magistrati, poi, la mancata riduzione del numero dei “fuori ruolo” toglierebbe importante forza lavoro alla giurisdizione che, come abbiamo detto prima, è già abbastanza in difficoltà. Altro tema importante che affronteremo durante Futuro Direzione Nord è il tema centrale separazione delle carriere.
Giulia Lecis