Manifestazione di pazienti e comitati: in duemila a Cagliari per dire no alla privatizzazione della Sanità sarda

Manifestazione di pazienti e comitati: in duemila a Cagliari per dire no alla privatizzazione della Sanità sarda

La sanità non si tocca, la difenderemo con la lotta!“. Questo il grido che ha animato il corteo delle circa duemila magliette gialle che hanno partecipato alla manifestazione di questa mattina, a Cagliari, contro la privatizzazione della sanità e le chiusure degli ospedali della Sardegna. Al corteo, organizzato dal Coordinamento dei Comitati regionali in difesa della sanità pubblica, hanno partecipato i sindacati (Cgil e Usb sanità), sindaci, operatori sanitari, associazioni di categoria e cittadini preoccupati per la situazione critica della sanità sarda in arrivo da Nuoro, Oristano, Gallura e Ogliastra.

Presenti, anche se molto pochi, i rappresentanti e cittadini del cagliaritano: “I loro ospedali forse li fanno sentire tranquilli, ma continuando di questo passo lo smantellamento arriverà anche da loro”, hanno dichiarato esponenti della delegazione Le Belle Donne, associazione formata da donne che hanno sperimentato il K. Mammario, e ora aiutano le malate che combattono la stessa malattia.

Un corteo compatto, unito, partito da piazza dei Centomila per poi approdare in piazza Caduti della Moby Prince, vicino al palazzo del Consiglio regionale. I partecipanti hanno marciato per dire no ai nuovi ospedali che la giunta Solinas vorrebbe costruire. Le strutture attualmente sono in pieno disagio e progressivamente in via di smantellamento, ma ciò che preoccupa maggiormente sono i costanti tagli al personale e la progressiva conversione della sanità da pubblica a privata, appoggiata sia a livello regionale che nazionale e per questo i comitati di categoria, chiedono soluzioni concrete alla Regione.

“In momenti difficili come questo è importante stare uniti. Cittadini, associazioni, comitati, amministrazioni locali devono avere un obiettivo unico: salvare la sanità pubblica. Solo in questo modo abbiamo una possibilità, divisi non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo avere un’unica voce per avere più forza: unità e partecipazione sono le parole chiave. La protesta va bene se è seguita da proposte, e noi le abbiamo e le proposte sono credibili se sono seguite da azioni concrete. Le strade che che noi cittadini possiamo seguire solo due: rassegnarci e accettare la fine del servizio sanitario nazionale, oppure continuare a scendere in piazza come oggi per riavere il diritto alla salute che oggi è calpestato”, ha detto uno dei portavoce dei comitati, Francesco Carta.

In coda al corteo sono arrivati anche alcuni esponenti del M5S, del PD. Poche bandiere di partito: la piazza era gonfia di rabbia e con pochi simboli.

Giulia Lecis

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