Il Partito Popolare guidato da Alberto Núñez Feijóo ha battuto il primo ministro uscente Pedro Sanchez con uno scarto di soli 14 seggi. Contro ogni pronostico di vittoria schiacciante della destra, Feijóo si ritrova a festeggiare una amara vittoria mutilata. Il Partito Popolare, infatti, non ha ottenuto la maggioranza necessaria per rovesciare il governo di coalizione del socialista Pedro Sánchez, dimessosi dopo il tracollo delle elezioni regionali.
I risultati delle elezioni
Il Partito popolare consolida il suo primato sia in termini di voti (32,5%) che di seggi (136) ma i socialisti del premier Sanchez sono arrivati a 122. Risultato deludente per Vox, che scende da 52 a 33 parlamentari e difficilmente entrerà al governo. Non sfonda neanche la vicepremier Yolanda Diaz, che si è presentata alle elezioni con la nuova formazione di sinistra, Sumar.
Nessun partito ha ottenuto la maggioranza di 176 seggi che consenta di governare. L’unica a superare di un solo voto la soglia richiesta dalla legge elettorale spagnola sarebbe una coalizione tra Psoe, Sumar e tutti i partiti indipendentisti e locali. La governabilità del Paese, contro ogni attesa, si trova ora in stallo e il primo ministro uscente Sanchez, potrebbe addirittura tornare al potere se riuscirà a vincere la macchina delle alleanze appena messa in moto.
“La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell’involuzione, del ritorno al passato e dell’abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito” – ha commentato Sánchez – Siamo molti di più noi che vogliamo avanzare”.
L’incertezza è sovrana
La sinistra (Psoe e Sumar) ha ottenuto 153 deputati. La speranza per Feijóo è che i socialisti si astengano per consentire il suo insediamento, come avvenne quando nacque il governo Rajoy ma Sanchez non intende mollare una partita che, contro ogni pronostico, potrebbe terminare con una sua sorprendente riconferma. Il primo ministro uscente ha infatti chiesto un riconteggio dei voti dei residenti all’estero.
La patata bollente, ora, è nelle mani di re Felipe VI che dovrà decidere a chi affidare l’incarico di formare un nuovo governo. Nuove elezioni potrebbero essere una possibilità assai concreta.
Giulia Lecis