La stagione invernale del TBM sta per chiudersi, per lasciare spazio a quella estiva. La settimana dal 28 maggio al 2 giugno offre proposte fresche e versatili tra musica e teatro.
“33 giri fa”, produzione Clama Cults Associazione Culturale, apre la settimana al TBM, martedì 28 maggio. Il saggio finale dei laboratori di laboratori di musica per lo spettacolo vede protagonisti Annalisa Pasini, Daniele Fosforini, Enrico Caoduro, Linda Pasini, Maurizio Matteucci, Samuel Francesco Intrigilla, “Shiny” Sara Fioravanti e Simone Fanfani, con l’amichevole partecipazione di Emanuela D’Anastasio, Federica Donati e Maria Spagna, diretti da Claudia Caoduro. Tre sorelle in cerca di vecchi e ormai inutili oggetti da destinare al mercatino solidale, rovistando nella soffitta dell’anziana mamma si imbattono in qualcosa che, pur essendo stato parte integrante del loro passato, avevano ormai dimenticato: il vinile. Trovano infatti uno scatolone pieno di vecchi LP che decidono di vendere, tanto non li ascolta più nessuno da anni! Ma tra i mucchi di cianfrusaglie accatastate emerge un vecchio piatto, sarà un irresistibile invito ad ascoltarne qualcuno prima di cederlo per pochi euro a qualche appassionato. Inizia così il rito: il lucente cerchio nero viene tolto dalla sua custodia facendo attenzione alle ditate, trova alloggio perfetto sul piatto, inizia a girare, la morbida spazzolina lo accarezza delicata per scrollargli di dosso le tracce della lunga inattività e preparare la strada alla piccola puntina che, dopo qualche secondo di fruscio, percorrerà la minuscola voragine spiralata solleticandone l’intima superficie solcata, per restituire allo spazio circostante la sua musica. Inizia un viaggio che sarà spunto per riflessioni e ricordi legati alla profondità del caro vecchio vinile che ha ceduto il proprio primato al silenzioso e leggero compact disk (e figli)…ma sta tornando! Coordinamento artistico: Marco Abbondanzieri.
Martedì 28 e mercoledì 29 maggio è in scena “How fear came” – da un travagliato incontro con “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling”, una produzione Elliot produzioni. Lo spettacolo è scritto e interpretato da Leonardo Bianchi e Gian Maria Labanchi, affiancati da Annamaria Ceccarelli e Marco Pulieri. Etimologicamente politica contiene il termine pòlis, che nella Grecia antica era un piccolo modello di società, indipendente e autonoma, dove la partecipazione attiva e continua del cittadino alla vita politica era al primo posto, e dove principio fondante era l’isonomia ovvero l’uguaglianza dei cittadini davanti la legge. Questa uguaglianza sociale viene meno nei confronti dei protagonisti del nostro racconto. ‘How fear came’ infatti rilegge il libro della giungla di Rudyard Kipling, sostituendo la parola ‘giungla’ con ‘periferia’, e chi la abita è accomunato dal non riconoscersi più in una società che li ha messi ai margini. Questo rifiuto comune di appartenere alla città di provenienza li ha portati a chiudersi in un altro spazio, oltre il fiume, lontano dalla città, in una conformazione sociale autodefinitasi ‘Clan’; un quartiere periferico e dimenticato che accoglie tutti gli “animali”, coloro che hanno un conto in sospeso con la paura di appartenere alla società comune. Vige un’unica regola nel Clan: il rispetto dell’altro e il limite individuale. L’equilibrio di questa comunità viene rotto dall’arrivo di un cucciolo d’uomo abbandonato. L’arrivo del bambino nel Clan costringerà tutti, nessuno escluso, a fare i conti con sé stessi e con ciò che li ha resi “animali”. . I personaggi sono tutti soggetti allontanati, scappati o esiliati perché rappresentano ognuno a suo modo, un lato oscuro della società: Bagheera, detta Pantera, è una prostituta; Baloo, detto Orso, un maestro d’asilo accusato di pedofilia; Raksha, detta Diavola, è una madre a cui hanno tolto la patria podestà; Akela, detto Lupo, è un vecchio politico malato di Alzheimer. Shere Khan la tigre, invece, è una parte di ognuno di loro, rappresenta le loro paure e i loro ricordi più dolorosi, ciò che li ha costretti ad allontanarsi dalla città e a rifugiarsi nel clan della giungla. Il racconto si articola sulle storie dei singoli personaggi: chi erano prima di trovarsi tutti insieme nel Clan? Chi sono oggi? Queste persone non guardano più oltre il fiume. Metaforicamente è la resa degli individui di fronte a un’ideale di futuro; loro sanno di rimanere lì fino alla fine dei loro giorni, le ambizioni sono azzerate e prima dell’arrivo del bambino non nutrono più nessun segno di speranza perché oltre ad essersi allontanati, queste donne e questi uomini sono stati anche dimenticati. Ogni protagonista, di fronte all’arrivo dell’innocenza, si denuda nuovamente di fronte al proprio passato: Mowgli lascerà almeno a qualcuno del Clan, la possibilità di rivolgere di nuovo gli occhi al di là del fiume e dove ormai i ponti sono stati abbattuti, l’ingegno e la curiosità di un uomo senza precedenti, saranno nutrimento per ritrovare la forza di ricostruirli e percorrerli nuovamente. Musiche: Gian Maria Labanchi e Marco Pulieri; Comunicazione: Giulia Tremolada; Grafica: Alessandro Bianchi.
“Metus Noctis | La paura della notte”, produzione Florian Metateatro, è in programma venerdì 31 maggio, sabato 1°giugno e domenica 2 giugno. Il testo scritto da Roberto Russo è diretto da Gianni De Feo e interpretato dallo stesso regista, affiancato da Alessandra Russo. La separazione tra Realtà e Sogno/Incubo è intuitiva e assolutamente palpabile. Ma cosa accadrebbe se il diaframma tra le due dimensioni si assottigliasse fino a scomparire? È quanto accade una notte a Nino Ceccarelli, una vita vissuta ai margini in una squallida periferia di Roma Nord tra povertà, disagio e degrado morale, che vede materializzarsi in capo al suo letto un’inquietante figura femminile dalle molteplici forme e personalità. Durante la notte, tra preghiere, confronti ed improvvisi quanto sconcertanti svelamenti, apparirà palpabile la vera dimensione di un Incubo molto più reale di quanto ci si potesse attendere. Il dialogo è serrato, forte. Il ritmo sostenuto, incalzante. In un linguaggio oscillante tra il lirico e lo sboccato, tra comicità e smarrimento emotivo, i due si affrontano in un braccio di ferro che ribalterà di volta in volta i rispettivi ruoli. Un noir dalle forti tinte surreali sulla vera ed insopprimibile sostanza del Male. Musiche originali: Adriano D’Amico; Aiuto regia: Sabrina Pistilli; Assistente regia: Letizia Nicolais; Scenografie: Roberto Rinaldi; Voce magnificat: Francesca Pugliese; Costumi: Gianni Sapone; Foto e grafica: Manuela Giusto.
“Otello”, produzione Associazione Culturale Il Salto, è in scena venerdì 31 maggio e sabato 1°giugno. L’adattamento dell’opera di William Shakespeare è diretto e a cura di Tiziana Biscontini. Sul palco Leonardo Silla, Archita Giuseppe e Matilda Russo. Otello è il paradigma più famoso nel panorama artistico dell’amore, guastato dalla cieca gelosia. In scena solo tre personaggi, Otello, Iago e Desdemona, protagonisti di una spietata geometria passionale che li travolge. Violenza, invidia sociale, maschilismo, femminicidio, temi di una modernità sconcertante considerando che la drammaturgia ha più di 400 anni.
“Io non sono quel che sono”, la frase di Iago, suggerisce la profondità dell’analisi psicologica che questo testo opera sui suoi personaggi e su noi facendoci riflettere sulle tante contraddizioni della natura umana. Coreografia: Bruna Mandolino; Costumi: Ida Bossi; Scenografia: Okra; Tecnico audio/luci: Francesco Pastore; Foto di scena:
Claudio Sanfilippo.
“Ad esempio a me piace Rino”, produzione Tesi e Illusioni, chiude la settimana domenica 2 giugno. Un omaggio al cantautore romano da parte della Rino Gaetano tribute band.
Fabio Pietrosanti tastiere
Alex Cammilli voce e chitarra acustica
Roberto Romanella chitarre elettriche
Tommy Fiorenza basso elettrico
Renato Brascia batteria e percussioni
A 43 anni dalla morte di Rino Gaetano, i “Tesi e Illusioni” in concerto celebrano la breve ma intensa parabola del cantautore tra aneddoti e musica. Un percorso che svela il mondo interiore di un Artista senza peli sulla lingua e capace di porgersi al mondo in “direzione ostinata e contraria“.