La Legge Lorenzin, nell’intento di regolamentare l’obbligo vaccinale pediatrico, ha sollevato un dibattito acceso, non da ultimo per il “velo di silenzio” che sembra avvolgere la reale incidenza delle reazioni avverse gravi ai vaccini in Italia. Tale opacità, come emerge da analisi approfondite, pone i bambini a un rischio non adeguatamente comunicato e priva i genitori di informazioni cruciali per decisioni consapevoli, influenzando persino le pronunce in sede giudiziaria.
La Discrepanza dei Dati: Il Caso della Regione Puglia
Un report della Regione Puglia, frutto di un progetto di sorveglianza attiva condotta tra il 2013 e il 2017 su un campione di 1.672 bambini, ha squarciato questo velo, rivelando dati che dovrebbero imporre una seria riflessione sulla farmacovigilanza nazionale e sulla fiducia pubblica. Questo studio condotto da un organo amministrativo che è la Regione Puglia appunto, non è un’analisi teorica, ma una fotografia diretta della realtà: ha registrato l’impressionante incidenza del 40,69 per mille di eventi avversi gravi correlati alla vaccinazione. Tradotto in termini più comprensibili, stiamo parlando di circa 4 casi gravi ogni cento vaccinazioni. Questa cifra si erge come un monito, stridente e inaccettabile, se confrontata con le rassicurazioni ufficiali che dipingono un quadro di incidenza estremamente bassa, spesso nell’ordine di un caso su un milione.
Questo che cosa dimostra?
Che esiste una drammatica disparità tra i dati della vaccino-sorveglianza attiva e quelli della farmacovigilanza passiva. Nello stesso lasso di tempo e per lo stesso vaccino, il sistema di segnalazione spontanea ha rilevato un’incidenza irrisoria di appena 0,12 per mille (un caso ogni 12.000 vaccinazioni). Una differenza esponenziale, che un piccolo studio condotto su un contenuto campione di bambini, ha fatto emergere con ineludibile evidenza, differenza che non è un mero dettaglio statistico: essa costituisce la prova tangibile di una sottostima massiva e sistematica degli eventi avversi gravi. Il “Report Sorveglianza Attiva MPRV 2017-2018” dell’Osservatorio Epidemiologico Regione Puglia, insieme al precedente studio 2013-2017, non solo conferma la validità di questi dati, ma sottolinea l’importanza cruciale della sorveglianza attiva per ottenere un quadro veritiero. Senza di essa, le statistiche ufficiali sono una mera facciata, incapace di riflettere la reale esperienza di molti bambini e delle loro famiglie.
Allora perché, si chiederanno in molti, non vengono avviati altri progetti di farmacovigilanza attiva, su diverse voci del calendario vaccinale, atti a porre in essere quella prassi che in molti settori produttivi (ricordiamoci che i vaccini sono prodotti industriali) è comune: la verifica della qualità!?
E, se tale verifica non avviene e inoltre, come sappiamo, il monitoraggio sulla efficacia delle campagne vaccinali, che era previsto dalla stessa Legge Lorenzin a partire dal 2020, non è mai stato effettuato: su quali basi il calendario vaccinale è stato rivisto lo scorso anno, inserendo modifiche quali l’anticipazione dei richiami vaccinali dai 6 ai 5 anni d’età del bambino?
Le Conclusioni della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui Militari: Un Parallelo Preoccupante
A rafforzare il quadro di una potenziale sottostima dei rischi vaccinali, si aggiungono le conclusioni della IV Commissione Parlamentare d’inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale militare, la cui relazione finale è stata presentata il 7 febbraio 2018. Questa Commissione ha indagato sulle cause di gravi patologie e decessi tra i militari, prendendo in considerazione molteplici fattori di rischio.
La Commissione, composta da 19 parlamentari e 33 consulenti esterni (medici, ricercatori, biologi, …), conclusasi dopo quasi 20 anni di lavori, sospensioni e riprese ad ogni cambio di legislatura ha affermato che la pratica vaccinale può comportare rischi di immunosoppressione, iperimmunizzazione, autoimmunità e ipersensibilità. In particolare, ha focalizzato l’attenzione sulla metodologia di somministrazione dei vaccini ai militari, evidenziando che una somministrazione contemporanea di un numero maggiore di 5 vaccini può condurre a uno stress ossidativo del DNA e provocare gravi conseguenze per la salute. Per tale ragione, la Commissione ha raccomandato la somministrazione di vaccini monovalenti e monodose e non più di 5 vaccini inoculati in un’unica soluzione, in conformità al principio di precauzione. Ha altresì sottolineato la necessità di accurati esami pre-vaccinali, una valutazione dei rischi personalizzata e un monitoraggio periodico a lungo termine su ogni singolo vaccinato.
Un aspetto di particolare rilevanza è l’analisi dei componenti dei vaccini. La Commissione ha preso atto dell’assenza di studi scientifici volti a valutare la tollerabilità della quantità complessiva di adiuvanti, conservanti, antigeni, allergeni, eccipienti e contaminanti. Dall’esame condotto, è emersa la presenza di 14 componenti tossici o potenzialmente tossici e 22 componenti scatenanti fenomeni allergici, oltre a contaminanti biologici. Le ipersensibilità e le reazioni avverse indicate nei dossier di registrazione dei vaccini stessi confermano la necessità di analisi pre-vaccinali accurate e di una valutazione dei rischi personalizzata.
La Commissione Parlamentare ha concluso che “vi sia una associazione statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfoproliferative, e altre patologie (es. quelle autoimmuni), e la somministrazione dei vaccini secondo la profilassi vaccinale militare”, ritenendo di “non poter escludere il nesso di causa”.
Rilevanza Nazionale e Rischio per i Bambini
Il dato più allarmante, che lega indissolubilmente le risultanze della Commissione militare con la questione della vaccinazione pediatrica, è il seguente: lo stesso Stato italiano impone una profilassi obbligatoria utilizzando gli stessi identici vaccini di quelli in uso nelle Forze Armate (che poi nelle missioni all’estero somministrano anche altre vaccinazioni, a seconda del caso), rivolta a tutta la popolazione pediatrica. Si tratta di un mix di 10 vaccini, per un totale di 26-28 dosi nei primi 12 mesi di vita, 31-33 nei primi 24 mesi di vita e 46-48 nei primi 12 anni di vita somministrate in soluzioni polivalenti – tra cui l’esavalente somministrato a 2, 5 e 11 mesi in concomitanza ad altri vaccini – a bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 16 anni, con un calendario serratissimo. Non si deve dimenticare che i vaccini in uso nelle Forze Armate italiane sono gli stessi utilizzati per la popolazione civile e in particolare per i bambini, che proporzionalmente al peso di un neonato il quantitativo di alluminio è di almeno 20 dosi superiori se paragonato al peso di un militare.
Questa convergenza di evidenze – la sottostima massiva delle reazioni avverse gravi rilevata dalla sorveglianza attiva in Puglia e le preoccupanti correlazioni tra vaccinazioni e patologie gravi accertate dalla Commissione Parlamentare sui militari, con l’uso degli stessi vaccini per la popolazione pediatrica – solleva interrogativi di portata nazionale. Se un sistema di sorveglianza attiva, implementato in una singola regione, può svelare una realtà così divergente dalle narrazioni ufficiali, e se un’indagine parlamentare evidenzia rischi significativi con gli stessi prodotti, come possiamo fidarci della sicurezza e della piena informazione a livello generale?
In questo contesto di dati divergenti e informazione parziale, è lecito interrogarsi anche su come tali lacune possano influenzare le decisioni assunte in altri ambiti, come quello giudiziario. Quando i tribunali sono chiamati a pronunciarsi in merito alla vaccinazione dei minori, l’assenza di un quadro completo e trasparente sulle reali percentuali di reazioni avverse può, inavvertitamente, portare a sentenze basate su un’informazione incompleta circa il rapporto rischio/beneficio, con conseguenti impatti sulla vita e la salute dei bambini.
È un dovere delle istituzioni sanitarie fornire ai genitori il quadro completo dei rischi e dei benefici, basato su dati reali e non su stime sottostimate.
L’urgenza di rivedere e potenziare i sistemi di sorveglianza a livello nazionale non è più procrastinabile.
Una informazione non chiara e veritiera, infatti, mette a rischio la vita e la salute di molti bambini.
Francesco Paolo Cinquemani
*avvocato
Fonti:
- https://www.comilva.org/sites/default/files/2020-07/Sorveglianza%20degli%20eventi%20avversi%20a%20vaccino%20in%20Puglia%20Report%202013-2017.pdf
- https://www.sanita.puglia.it/documents/20182/77457934/Report_sorveglianza_attiva_MPRV_120919.pdf/799edece-6077-4980-8a62-3d7f2a3c6931
- https://www.sanita.puglia.it/documents/36126/4921952/Sorveglianza+degli+eventi+avversi+a+vaccino+in+Puglia+Report+2013-2017/