La regione più ampia del Mar Nero è molto importante per la sicurezza europea e non solo. Pertanto, è naturale che non siano solo gli Stati rivieraschi ad essere interessati a questo spazio, che negli ultimi anni è diventato sempre più visibile a livello internazionale, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Un’incursione nell’evoluzione delle relazioni di sicurezza nel bacino del Mar Nero è, a nostro avviso, necessaria per comprendere la situazione attuale.
Secondo il rinomato analista Dan Dungaciu, dell’Istituto di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Accademia Romena, tra il 2007, anno in cui Romania e Bulgaria sono entrate a far parte dell’Unione Europea, e il 2022, anno in cui è scoppiato il conflitto russo-ucraino, la regione estesa del Mar Nero è rappresentata come un’area condominiale controllata sia dall’Unione Europea che dalla Federazione Russa, una sorta di “buffer”, una zona cuscinetto, uno spazio intermedio dal punto di vista geopolitico. Bruxelles ha accettato in modo piuttosto tacito, afferma Dungaciu, che la Germania avrebbe rappresentato i suoi interessi in quest’area. Tuttavia, con febbraio 2022 la situazione è cambiata radicalmente, i vecchi approcci all’area del Mar Nero sono crollati, qualcosa di nuovo deve essere inventato, sostiene l’analista rumeno.
È noto che la Romania ha pensato e pensa alla propria sicurezza in stretta relazione con il suo partner strategico, gli Stati Uniti, e con la NATO. Implicitamente, gli approcci alla sicurezza regionale sono circoscritti a questi partenariati. Tuttavia, dobbiamo comprendere l’impatto che gli approcci di politica estera dell’amministrazione Trump avranno sulla regione estesa del Mar Nero.
Secondo Dan Dungaciu, lo status strategico del Mar Nero dipenderà ovviamente dalla fine della guerra russo-ucraina. Un’eventuale vittoria dell’Ucraina renderebbe il Mar Nero un’area aperta, un mare che consentirà una nuova espansione euro-atlantica. Tuttavia, si tratta di uno scenario estremamente ottimistico, ritiene l’analista. Se la Russia vincesse, molto probabilmente si parlerebbe di chiudere il Mar Nero all’espansione della NATO. Il concetto di condominio tornerà, anche se con altri attori. Il coinvolgimento degli Stati Uniti sarà evidente in questo contesto; più precisamente, nei negoziati russo-americani verrà affrontata anche la questione del Mar Nero. Dan Dungaciu afferma che la visione dell’amministrazione americana, radicalmente cambiata dall’era Biden, influenzerà implicitamente lo status del Mar Nero. L’approccio assimilabile alla politica delle sfere di influenza aprirà la possibilità alla Federazione Russa di chiudere questo spazio a proprio vantaggio.
È da qui che potrebbe derivare la maggiore minaccia alla sicurezza regionale del Mar Nero e, implicitamente, il ritorno all’idea di condominio.
Dal punto di vista dei partenariati strategici, la Romania punterà nel prossimo periodo, afferma l’analista, più su quello con la Francia che sul rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. Il partenariato strategico con la Francia si basa sull’idea di un’Europa unita, un’Europa federale, forte, con un esercito comune, che sarebbe un vero attore globale.
Tuttavia, ciò non significa, secondo Dungaciu, che gli Stati Uniti si ritireranno da questo spazio o che non saranno più interessati a ciò che sta accadendo qui. Semplicemente, non in senso sostanziale.
Certo, ci sono molte variabili in questa equazione che sembra diventare sempre più complicata. Ecco perché crediamo che la preoccupazione per l’ampia regione del Mar Nero debba essere costante a livello europeo.