Di fronte alle dichiarazioni di Stefano Bourelly e dell’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, la Rete Nazionale ANAS non può restare in silenzio. Le accuse sollevate impongono una riflessione seria, ma anche un chiarimento doveroso: non si può fare di tutta l’erba un fascio, e non si può colpire l’intero mondo del volontariato per responsabilità che, quando esistono, sono casi isolati e non rappresentativi della realtà.
Le ODV sono una risorsa, non un problema
Le Organizzazioni di Volontariato hanno sempre rappresentato una colonna portante del sistema sanitario italiano, soprattutto nelle emergenze. Senza il contributo quotidiano, gratuito e spesso silenzioso dei volontari, molte comunità – soprattutto le più periferiche – sarebbero rimaste prive di servizi essenziali.
Parlare oggi di “falsi volontari” o accusare le ODV di praticare dumping significa distorcere la realtà. Le ODV non perseguono finalità di lucro, operano secondo i principi della solidarietà e della sussidiarietà e sono regolamentate dal Codice del Terzo Settore. Generalizzare vuol dire offendere chi ogni giorno si mette al servizio degli altri senza tornaconto personale.
Ribassi? Legittimi, se previsti dalla legge
Un punto spesso frainteso riguarda i ribassi economici nelle gare pubbliche. È bene chiarire che le ODV, in quanto enti senza fini di lucro, possono legittimamente presentare offerte più contenute, nel pieno rispetto della normativa. Questo non significa offrire un servizio scadente, ma ottimizzare le risorse, reinvestendole nel servizio stesso. È il modello solidale che le distingue dalle società commerciali e dalle cooperative private.
Quando un’associazione partecipa a una gara pubblica con un ribasso, non lo fa per profitto, ma per rispondere a un bisogno collettivo, valorizzando il lavoro volontario e contenendo i costi per lo Stato.
Non tutte le ODV sono uguali, ma la maggioranza lavora con serietà
Come in ogni settore, possono esistere comportamenti impropri, ma non si può colpire l’intero volontariato per colpa di pochi. Moltissime ODV lavorano con trasparenza, garantendo servizi di qualità e formando costantemente i propri operatori. La Rete Nazionale ANAS, ad esempio, ha attivato rigorosi controlli interni, attività formative e procedure di monitoraggio continuo delle proprie affiliate, proprio per garantire legalità, etica e rispetto del codice del Terzo Settore.
Le istituzioni non possono chiamarsi fuori
Le ASL, le Regioni, il Ministero della Salute hanno una responsabilità attiva nella gestione e nel controllo degli appalti. Se ci sono anomalie, è doveroso verificare chi aggiudica quei bandi e con quali criteri, e non solo puntare il dito verso le ODV. La qualità del servizio sanitario dipende anche da chi valuta, controlla e affida gli incarichi.
Serve chiarezza, non sospetti
Le denunce di compensi irrisori o di turni estenuanti devono essere valutate caso per caso, con serietà, ma senza criminalizzare le ODV. Spesso, queste realtà rappresentano l’unico canale d’accesso per giovani e disoccupati che vogliono entrare nel mondo del soccorso. Il problema, semmai, è un sistema del lavoro rigido e privo di alternative, che andrebbe riformato alla radice.
Le nostre proposte per un volontariato ancora più forte:
1. Trasparenza pubblica sui compensi e sulle attività svolte: le ODV sono pronte a rendicontare tutto, ma chiedono che anche le ASL facciano altrettanto.
2. Controlli equi, non solo formali: basta con la burocrazia fine a sé stessa. Servono controlli su tutti gli aggiudicatari Imprese, cooperative e ODV, ma con rispetto e collaborazione.
3. Distinzione chiara tra volontariato e lavoro subordinato: dove c’è necessità di professionalità continuativa, si proceda con internalizzazioni o affidamenti a imprese, senza scaricare responsabilità sulle ODV.
4. Premialità sociale nei bandi: si premi chi lavora nel rispetto dei diritti, della trasparenza e del bene comune, non solo chi offre al prezzo più basso.
Conclusione
Le ODV non sono il problema. Sono parte della soluzione. Chi le attacca in blocco non conosce la realtà quotidiana di migliaia di volontari, che ogni giorno intervengono in situazioni difficili, spesso in silenzio, con umanità e dedizione.
La denuncia di alcuni casi può essere utile per migliorare il sistema, ma non può trasformarsi in una campagna diffamatoria contro chi opera per il bene comune. Occorre più rispetto, più ascolto, e soprattutto più collaborazione tra enti, istituzioni e cittadini.