Esistono diverse dimensioni della diplomazia, o in altre parole, diversi modi in cui un Paese può promuoversi a livello internazionale. Senza dubbio, una di queste è la diplomazia religiosa. Anche i meno informati possono osservare che negli ultimi tempi stiamo assistendo a una certa intensificazione di tali sforzi su scala globale. Basta guardare a ciò che sta facendo il Vaticano per comprendere la portata di questo fenomeno. In pratica, non esiste dossier geopolitico in cui non si individui una dimensione religiosa.
Quest’anno ricorre il centenario dell’elevazione della Chiesa ortodossa rumena al rango di Patriarcato e, implicitamente, del consolidamento della piena autocefalia e del status d’indipendenza. In altre parole, la Chiesa ortodossa rumena è diventata un soggetto indipendente nella diplomazia religiosa.
Questo fatto le ha permesso di affermarsi come attore di primo piano sia all’interno del mondo ortodosso sia nei rapporti con altre confessioni cristiane e religioni. Basti menzionare il ruolo significativo della Chiesa Ortodossa Rumena nell’elaborazione dei documenti del Sinodo di Creta del 2016, documenti in cui vengono affrontate le complesse questioni del mondo contemporaneo e la risposta dell’Ortodossia a esse.
Da un’altra prospettiva, possiamo apprezzare senza esagerazione che negli ultimi anni la Chiesa Ortodossa Rumena abbia assunto anche un ruolo geopolitico. Di fatto, è l’unica istituzione in Romania a farlo. Naturalmente, nell’attuale contesto geopolitico regionale, questo approccio non è affatto semplice e genera molto orgoglio e antipatia.
Questo mese, più precisamente il 23 e il 26 ottobre, il BOR è in festa. Verrà consacrata la Cattedrale della Salvezza della Nazione o Cattedrale Nazionale, la nuova cattedrale patriarcale. All’evento parteciperà anche il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, un gesto estremamente importante che sottolinea la dimensione internazionale dell’Ortodossia rumena.
La Romania sarà, in questa occasione, sotto i riflettori, al centro dell’attenzione della stampa di tutto il mondo. Per chi ha familiarità con le sottigliezze della diplomazia, inclusa quella religiosa, questo momento sarà un punto di riferimento, e per i cittadini rumeni, independentemente dalla loro fede (confessione), potrà essere un momento di orgoglio.