Il 17 novembre non è una data qualsiasi. È un confine della memoria: evoca le proteste degli studenti cechi nel 1939 contro l’occupazione nazista, la dura repressione che seguì, l’esecuzione di nove giovani leader e la deportazione di centinaia di studenti nei campi di concentramento. Nel 1989, lo stesso giorno, una nuova generazione di studenti scese di nuovo in piazza a Praga, aprendo la strada alla cosiddetta “Rivoluzione di Velluto”. Da allora, la Giornata Internazionale dello Studente è un’occasione per ricordare che la libertà – culturale, politica e umana – ha bisogno anche del coraggio dei più giovani.
Oggi gli studenti si trovano a vivere in un contesto complesso. Le aule non sono più solo spazi fisici, ma ambienti ibridi dove conoscenza, tecnologia e relazioni si intrecciano. Su di loro pesano nuove pressioni: la competizione, l’incertezza per il futuro, la fatica emotiva e una società che spesso pretende molto ma ascolta poco. I dati europei lo confermano: ansia, disagio psicologico e abbandono scolastico sono in aumento, soprattutto nelle aree più fragili. Eppure, in ogni scuola d’Italia brilla un’energia sorprendente – studenti curiosi, creativi, sensibili, pieni di visioni che aspettano solo di essere accolte e coltivate.
Per questo la Giornata dello Studente non deve limitarsi alla commemorazione: deve trasformarsi in un impegno concreto. Occorre un nuovo patto educativo fondato su tre parole chiave: ascolto, perché nessuna strategia è efficace se non parte dai bisogni autentici dei ragazzi; corresponsabilità, perché educare è una missione condivisa tra scuola, famiglia, comunità e istituzioni; futuro, perché i giovani devono poter immaginare possibilità, non solo ostacoli.
Proviamo allora a pensare a scuole come laboratori di senso, dove il sapere non sia solo trasmissione di nozioni, ma costruzione di cittadinanza, cura del mondo e delle relazioni. Dove si insegna a pensare, a scegliere, a prendersi cura di sé e degli altri. Dove ogni studente possa sentirsi non un semplice utente del sistema educativo, ma protagonista attivo di un cambiamento reale.
Gli studenti, da sempre, sono la voce che anticipa ciò che il mondo non ha ancora compreso. A noi adulti il compito – e il coraggio – di ascoltarli.
Giuseppe Labita. ©2025
