Violenza chiama violenza. Sembra proprio questo il meccanismo innescato in Francia a seguito della morte di Naël, il diciassettenne ucciso a bruciapelo da un poliziotto. Secondo la ricostruzione delle autorità, il giovane si sarebbe rifiutato di fermarsi a un posto di blocco e avrebbe tentato poi di investire gli agenti con la sua macchina, costringendoli a reagire per legittima difesa.
Questo racconto, però, è stato rapidamente smentito da un video, diventato subito virale, in cui si vedono chiaramente i due poliziotti parlare animatamente con Naël. La Mercedes gialla del ragazzo si ferma, eppure uno di loro spara verso il conducente della macchina e per il ragazzo non c’è più niente da fare, morirà ancor prima di esser trasportato all’ospedale. L’agente è ora agli arresti, indagato per omicidio colposo.
“Non ce l’ho con la polizia, ce l’ho con una persona: quello che ha tolto la vita a mio figlio” – ha detto la madre di Naël in un’intervista a France 5 – “C’erano altri modi di agire. Un proiettile così vicino al suo torace? Ci sono altri modi di farlo uscire dalla macchina. Il poliziotto ha visto una faccia da arabo, quella di un ragazzino, e ha voluto togliergli la vita”.
Le parole della madre e la latente rabbia della popolazione verso le istituzioni e verso la polizia, hanno portato le periferie parigine a insorgere. Ormai da tre giorni, e non solo a Nanterre, è scontro aperto nelle strade tra forze dell’ordine e cittadini. Per cercare di sedare la guerriglia urbana, sono stati schierati 40 mila agenti tra poliziotti e gendarmi, ma il bilancio della terza notte di scontri è sempre più preoccupante: auto e cassonetti incendiati, negozi saccheggiati, lanci di lacrimogeni diversi poliziotti feriti e almeno 667 le persone arrestate.
I disordini si stanno allargando a tutta la Francia e non si fermano solamente nelle periferie. Il centro di Parigi è stato devastato e si temono ripercussioni persino a Bruxelles.
“La situazione è tesa anche qui a Bergues – ha detto Fabrizio Rossi, nostro collaboratore dalla Francia – gli scontri sono alimentati da due aspetti: uno endemico e uno politico, è ancora vivo nella gente il tumulto dovuto alla riforma sulle pensioni, la rabbia è latente. Certo, il poliziotto ha riconosciuto il suo crimine e ha chiesto scusa alla famiglia, ma la madre che fomenta la folla alla marcia bianca dedicata a suo figlio, certo non aiuta a calmare gli animi. È un intreccio di situazioni delicate”.
Le parole di Macron
Il presidente Emmanuel Macron, visto l’aggravarsi di ora in ora della situazione, ha abbandonato il Consiglio UE di questa mattina a Bruxelles per presiedere una nuova riunione dell’unità di crisi interministeriale. Ancora non è stato annunciato lo stato d’emergenza, come ipotizzato dalla prima ministra Elisabeth Borne, ma un maggior dispiegamento di forze dell’ordine, stop a metro e bus dalle 21 e un coprifuoco per il minori di 16 anni.
Il presidente ha definito la sommossa “un’inaccettabile strumentalizzazione della morte di un adolescente” e ha lanciato un appello ai genitori della nazione: “Un terzo dei fermati della notte scorsa sono dei giovani, o anche giovanissimi. È responsabilità dei genitori tenerli in casa”.
Macron si è poi aspramente scagliato contro i social, che a suo dire fomentano la popolazione e stanno diventando un’arma contro le forze dell’ordine. Nel mirino TikTok e Snapchat, che nelle prossime ore saranno controllati e oscurati i contenuti più a rischio, in modo da tener sotto controllo chi li utilizza per lanciare appelli al disordine o alla violenza.
Le reazioni internazionali
Le Nazioni Unite hanno chiesto alla Francia di affrontare i suoi radicati problemi di razzismo e discriminazione razziale tra le forze di polizia. Anche il governo algerino, attraverso un comunicato stampa, si è detto “scioccato e sgomento” per la morte del giovane franco-algerino e continua a seguire gli sviluppi del caso con “moltissima attenzione”.
Giulia Lecis