Avv. Cinquemani: Microchip sottocutanei, il futuro è alle porte

Innanzitutto, è doveroso sottolineare il fatto che acquisire informazioni sul mondo che ci circonda, e su tutte le sue sfaccettature, ci rende consapevoli, e pronti a reagire al futuro che verrà. Affinché la nostra libertà non venga limitata o ulteriormente violata, è necessario non farci trovare impreparati per poter rispondere a qualsiasi insulto, fisico e morale. Il mantra che dobbiamo tenere a mente è: “sapere è potere”, perché solo la conoscenza può renderci liberi. Queste informazioni non devono spaventare o allarmare, anzi, devono renderci consapevoli del presente e del futuro. La paura non è costruttiva e non lo sarà mai, la paura paralizza e abbassa le vibrazioni, indebolendo gli animi. Decidiamo noi come percepire e interiorizzare tali nozioni, se con intelligenza e responsabilità o con paura.

Detto questo, passiamo all’argomento di questo articolo: i microchip sottocutanei.

Già luglio 2017 ANSA batteva la notizia che la Three Square Company, azienda tecnologica del Wisconsin (USA), in collaborazione con la svedese Biohax International, nel 2018 avrebbe avviato il programma sperimentale di microchip per i dipendenti. I lavoratori potevano decidere se aderirvi o meno ma, secondo le iniziali previsioni, sembra esserci la fila per provare la nuova iniziativa, con 50 degli 80 dipendenti dell’azienda che vogliono entrare a fare parte dell’iniziativa. Iniziativa che consiste nel farsi iniettare un microchip nella mano per timbrare il cartellino o pagare il caffè al bar aziendale. Tale programma, era frutto della partnership fra le aziende Three Square Market e la svedese Biohax International, ma in Svezia ad occuparsi di microchip c’è anche l’azienda Epicenter, e anch’essa ha impiantato ai dipendenti il microchip su base volontaria.

Nel 2018 in Italia, il sig. Eric Larsen, un giovane imprenditore nel settore tecnologico di origini svedesi, ma nato in Italia, è entrato nel “circuito Bocconi” diventando membro dell’I-CRIOS Research Center, un centro di ricerca ed incubatore tecnologico che raggruppa 500 start up, e in questo modo (dicono) è entrato in contatto con Biohax International, l’azienda svedese leader nei chip sottocutanei. Stanno portando avanti un progetto che punta a racchiudere in un unico device tutte le carte che oggi abbiamo: dalle carte di credito, alla carta sconto del supermercato, dalla patente, alla tessera sanitaria.

In una intervista gli è stato chiesto come sarà classificato il microchip sottocutaneo dal Ministero della salute, e la sua risposta è stata: “Forse verrà classificato come medical device, ma stiamo prendendo in considerazione anche l’ipotesi che si possa creare una nuova categoria ad hoc per questo tipo di impianto. In futuro aumenteranno sempre di più gli impianti tecnologici nel corpo ed è giusto che ci siano regolamentazioni e linee guida precise a garanzia di qualità e sicurezza.”

Ed effettivamente cercando sul sito del governo italiano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche spiega in un saggio del 2020 dal titolo “Principali Applicazioni Biomedicali della Tecnologia RFID”, il principio di funzionamento e della struttura base della tecnologia RFID, e vengono esaminate alcune tra le principali applicazioni di tale tecnologia in ambito biomedicale, concludendo che, visti i grandi passi avanti della tecnologia e la velocità con cui si ottengono sempre più innovazioni, è verosimile che in un prossimo futuro, questi dispositivi faranno parte della nostra quotidianità.

Per il resto però in Italia non ci sono ancora norme e regolamenti in materia di microchip sottocutanei, se non quelli dedicati agli animali, visto che si basano sulla stessa tecnologia.

Larsen aggiunge: “Ora noi siamo concentrati su due fronti: da un lato stiamo sviluppando partnership per poter far crescere il numero di servizi collegati al chip, dall’altro lato stiamo lavorando per ottenere le certificazioni necessarie per poter commercializzare il chip. Questi dispositivi vengono impiantati sottopelle e quindi sono equiparati a dispositivi medici più che a semplici tecnologie. Siamo quindi concentrati per ottenere tutte le certificazioni di sicurezza necessarie per poter ricevere l’approvazione dai ministeri della salute e dalla European Medicine Agency.”

Proprio riguardo le certificazioni, ha dichiarato che sperano di riuscire ad ottenere le prime certificazioni per il nord Europa entro 5-6 mesi (da maggio 2020), poiché nel mercato nord Europeo c’è un’apertura maggiore verso tecnologie di questo tipo. Quindi probabilmente, ad oggi le avranno già ottenute.

Il sistema che la Biohax sta testando in Svezia permette essenzialmente di integrare nel chip tutti i badge delle persone: da quello della palestra fino agli abbonamenti per i mezzi pubblici.

Non è da escludere il fatto che, nel microchip sottocutaneo possa essere inserito anche il codice univoco IDANPR, di cui abbiamo già parlato.

Inoltre, stanno lavorando per costruire partnership con intermediari di pagamento come Paypal, per inserire anche la carta di credito all’interno del chip. Finora sono stati installati circa 3.000 impianti in Svezia. Stoccolma è stata la prima città a rendersi disponibile coinvolgendo direttamente tutta la rete di mezzi pubblici.

Una persona oggi in Italia potrebbe farsi impiantare un chip?

Se qualcuno vuole può acquistarlo per uso personale ma solo firmando delle auto certificazioni che sollevino da ogni responsabilità sia la Biohax, sia la persona che glielo installa sottopelle, poiché ad oggi non vi sono ancora certificazioni dei Ministeri della Salute europei. Inoltre, l’azienda non garantisce nulla, l’unica cosa che fa è aggiornare sui suoi avanzamenti in ricerca e partnership.

Il progettista svedese di soluzioni IT, Martin Lewin, utilizza i due microchip impiantanti sotto la pelle della mano per accedere al computer, impostare l’allarme dell’ufficio e aprire il suo profilo LinkedIn.

Secondo Lewin, l’utilizzo di questi microchip come alternativa ai pagamenti in contanti o con carta di credito dovrebbe essere il vero punto di svolta della tecnologia. Mentre il fondatore e CEO della Biohax International Jowan Österlund dichiara: “Si tratta semplicemente di eliminare il bisogno di portarsi dietro il portafogli, il portachiavi, tutti questi elementi scollegati che creano solo rischi: se li perdiamo, perdiamo la nostra identità”.

Le tecnologie che ci sono alla base dei microchip sottocutanei sono due: RFID e NFC.

L’acronimo RFID (Radio Frequency IDentification) sta ad indicare la funzione di identificazione di oggetti, persone, ecc. attraverso una trasmissione di segnali a radiofrequenza. Il fine principale di questa tecnologia, pertanto, è quello di assumere, da parte di un “identificatore”, varie informazioni su oggetti, animali o persone, per mezzo di piccoli apparati radio, associati ai medesimi. L’assunzione di informazioni è relativa ad operazioni di ricerca, identificazione, selezione, localizzazione spaziale e tracciamento.  Identificatore e identificato comunicano mediante segnali a radiofrequenza, quindi senza necessità di contatto fisico (a differenza, ad esempio, delle carte a banda magnetica) e senza che gli apparati siano né visibili (a differenza, ad esempio, dei codici a barre), né in visibilità reciproca (non-line-of-sight). A differenza dei più comuni codici a barre, le etichette RFID (tag) supportano un ben più grande set di ID unici. Inoltre, possono memorizzare informazioni aggiuntive come il “produttore” o il “tipo di prodotto” oltre a poter misurare fattori esterni che indicano lo stato dell’oggetto come la temperatura o l’acidità.

L’impiego delle etichette RFID è piuttosto ampio. Si possono trovare nei passaporti, nelle carte di credito e nei biglietti elettronici, vengono impiegate anche per il riconoscimento a distanza dei dipendenti, in alternativa ai classici metodi di rilevazione presenze.

Invece l’NFC è una tecnologia evoluta dall’RFID. La realizzazione di un sistema NFC può avvenire esclusivamente attraverso l’impiego di un chip integrato oppure di una scheda esterna che sfrutti le porte delle schede SD o micro-SD. Contrariamente a quanto avviene per i dispositivi RFID più semplici, con NFC è possibile avere una comunicazione bidirezionale. Il sistema NFC è già presente in tutti i telefoni cellulari, come in altri apparecchi, che attraverso una rete peer-to-peer sono in grado di comunicare con il microchip se vengono posti ad almeno 4 cm di distanza. La tecnologia NFC può essere utilizzata in vari settori, in cui offre una maggiore velocità e sicurezza, tra cui: servizi di localizzazione, pagamenti mobili, marketing personalizzato, controllo degli accessi e scambio dati ed informazioni.

Il dottor Rob van Eijk, direttore generale per l’Europa del Future of Privacy Forum, spiega che sono le stesse tecnologie che si trovano nel telefono o nella carta di debito quando li si tiene vicino a un sensore, e pongono i medesimi problemi di protezione dei dati, compresa la possibilità che qualcuno possa captare il segnale. In teoria, potrebbe essere “usato per far risaltare un individuo in mezzo ad una folla, se sei l’unico a indossare un biochip e tutti gli altri non lo indossano”, ha aggiunto.

È chiaro che si porrebbero ulteriori complicazioni a livello di privacy se le versioni future di questi chip dovessero accedere a dati sanitari o altre informazioni sensibili. Possibilità non tanto remota, dato che queste aziende già stanno lavorando per far sì che questi microchip possano contenere informazioni sulla salute come: gruppo sanguigno, allergie, malattie, contenuti nella cosiddetta Cartella Clinica Elettronica (CCE).

Larsen afferma che il passo successivo consisterà nel creare un microchip d’avanguardia che, una volta installato, ci potrà dire se abbiamo bisogno di fare attività fisica, se i nostri livelli di glucosio sono alti e dobbiamo regolare la dieta, se siamo troppo stressati, o qualunque altra informazione sul nostro stato di salute. In tale caso la protezione dei dati personali e sensibili diventa pressoché impossibile da salvaguardare.

In conclusione, non siamo ancora al punto in cui è obbligatorio farsi impiantare il microchip sottocutaneo, ma questi sono progetti che si concretizzeranno a breve, prima di quanto non immaginiate. Probabilmente, presto inizieranno a pubblicizzare questi dispositivi come qualcosa di utile per avere città più sicure, per prevenire malattie, e per migliorare la nostra vita e quella degli altri, tralasciando il lato oscuro della questione e la totale violazione della privacy.

A questo punto dobbiamo porci una semplice domanda: vogliamo ancora continuare ad essere persone, oppure vogliamo diventare solo numeri digitali?

Francesco Paolo Cinquemani

*avvocato

Fonte:

https://saluteuropa.org/segnali-dal-futuro/microchip-sottocutanei-e-social-rating-stanno-gia-diventando-realta-intervista-ad-eric-larsen-di-biohax-italia/