Oggi, lunedì 20 maggio, in tutto il mondo si celebra la giornata mondiale delle api. Perché dedicare una giornata mondiale a degli insetti? Perché da loro in un certo senso dipende la nostra sopravvivenza.
Da secoli questi piccoli animali migliorano il benessere delle persone, apportando benefici alle piante e all’ambiente in generale. Le api, instancabili lavoratrici, ci regalano una moltitudine di prodotti che sono veri e propri tesori come miele, polline, pappa reale, cera e propoli, che trovano applicazione in diversi settori, dall’alimentazione alla cosmesi alla medicina. Inoltre volando da un fiore all’altro trasportano il polline (il gamete vegetale maschile) sulla parte più esterna del gineceo (il gamete vegetale femminile), contribuendo alla fecondazione e quindi alla riproduzione delle piante, consentendo la crescita di frutta e verdura e garantendoci la possibilità di alimentarci in modo vario e sano.
L’impollinazione è essenziale per la preservazione delle biodiversità, la conservazione degli habitat e di fondamentale importanza anche per la nostra economia. Quasi il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore dipende dall’impollinazione animale, mentre delle 1.400 piante che nel mondo producono cibo e prodotti dell’industria quasi l’80% richiede l’impollinazione da parte di animali, non solo api domestiche e selvatiche, ma anche vespe, farfalle e falene, sirfidi, coleotteri, uccelli, pipistrelli ed altri vertebrati. L’impollinazione è responsabile del 35% della produzione agricola mondiale, con un valore economico stimato ogni anno di oltre 153 miliardi di euro a livello globale e 22 miliardi di euro per la sola Europa.
Purtroppo oggi questa grande risorsa naturale è a rischio, le api infatti sono in via d’estinzione mettendo in pericolo l’inestimabile patrimonio dell’agricoltura italiana. Gli apicoltori hanno da tempo dato l’allarme per la drastica riduzione del numero e della produttività degli alveari. Tra le principali cause che contribuiscono ad alterare un ecosistema tanto delicato vanno menzionate sicuramente il cambiamento climatico, l’urbanizzazione crescente e le pratiche agricole intensive che prevedono l’utilizzo di pesticidi pericolosi per le api e gli altri impollinatori.
In particolare, le alterazioni di alcuni parametri climatici rendono le api disorientate e incapaci di compiere il loro lavoro. Sbalzi di temperature, fioriture premature sono alcuni dei fenomeni che mettono a rischio la sopravvivenza della specie durante il periodo invernale. La grande urbanizzazione, l’aumento della cementificazione e la riduzione degli spazi verdi tolgono habitat naturali, riducendo la qualità delle risorse alimentari e la disponibilità di siti per la nidificazione. Questi insetti hanno bisogno di spazi verdi a distanze ravvicinate per trovare cibo e un luogo sicuro per nidificare. Per questo sarebbe importante all’interno delle città creare verde urbano, sia come giardini pubblici che privati, o semplicemente tenere vasi di piante o fiori nei terrazzi e nei balconi.
Infine altra grande causa della diminuzione del numero delle api è l’agricoltura intensiva che mira a massimizzare i rendimenti attraverso l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Le api hanno bisogno di ecosistemi liberi da veleni e diversificati, con la presenza di siepi, alberature, stagni, per alimentarsi e completare il loro ciclo riproduttivo.
Analisi di laboratorio hanno rilevato sulle api e sul polline casi di presenza delle sostanze attive di prodotti fitosanitari, utilizzati nelle aree su cui le stesse effettuano i voli e bottinano. Nel corso degli ultimi anni in Italia, l’EFSA ha registrato perdite di api tra cento e mille volte maggiori di quanto normalmente osservato. Mentre dalla ricerca sulla perdita della biodiversità di impollinatori, condotta dall’IPBES già nel 2016, risulta che il 40% delle specie di api selvatiche e farfalle risulta essere a rischio. Le api sono poi suscettibili alle sostanze chimiche presenti nell’ambiente, come i fitosanitari o i pesticidi, utilizzati per proteggere i raccolti. I pesticidi possono colpire gli impollinatori direttamente (insetticidi e fungicidi) e indirettamente (erbicidi). Nello specifico sono altamente lesivi i pesticidi alternativi all’insetticida DDT, che, secondo diversi studi, sono dannosi non solo per le api, ma anche per vermi, farfalle, plancton e piccoli uccelli. Una volta negli alveari, i residui dei pesticidi riescono a intossicare la covata, con effetti letali sulle larve e sulla stessa regina. Tale meccanismo causa, in ultima analisi, la mancata nascita di adulti e un indebolimento generale della colonia, fino alla perdita della famiglia.
Senza la loro azione ci si potrebbe trovare davanti a una situazione di insicurezza alimentare: le rese agricole diminuirebbero con una perdita economica per gli agricoltori e una possibile impennata dei prezzi di molti prodotti alimentari Solo in Europa, in trent’anni, il numero di api si è ridotto del 70% e la durata media della loro vita è notevolmente diminuita: da cinque a tre anni per le api regine e da trenta a quindici giorni per quelle operaie.
La Giornata Mondiale delle Api 2024 ha come motto “Bee engaged with Youth”, un tema che marca l’importanza di coinvolgere i giovani nell’apicoltura e negli sforzi di protezione degli impollinatori, riconoscendoli come i futuri custodi dell’ambiente. Sono infatti proprio le nuove generazioni quelle che saranno in grado di migliorare la situazione, invertendo una rotta climatica e rimettendo al centro dell’attenzione l’ambiente e la salute.