Il procuratore della Corte penale internazionale: “Arrestare Netanyahu, Gallant e i leader di Hamas”

Il procuratore della Corte penale internazionale: “Arrestare Netanyahu, Gallant e i leader di Hamas”

Per i capi di Hamas l’istanza di arresto in campo internazionale era scontata. Ma che una richiesta eguale venisse depositata dalla procura dell’Aja contro il premier israeliano e il ministro della Difesa non era immaginabile: fino a quando il procuratore Khan, nel dicembre scorso, non ha messo piede in Israele e Palestina…tornando all’Aja con un messaggio, chiaro, netto: «nessuno si senta impunito».

I detrattori della giustizia internazionale sembrano trovare argomenti (reazioni degli Stati Uniti, reazioni di diversi Stati occidentali). Forse l’Occidente non dovrebbe delegittimare la Corte penale internazionale: perché si porrebbero in discussione anche altri mandati d’arresto (inclusi quelli per Putin e i generali russi -responsabili delle gravi violazioni del diritto internazionale commesse in Ucraina).

In particolare, l’accusa al vaglio della Pre Trial Chamber è per crimini di guerra e contro l’umanità: il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale penale non ammettono eccezioni -per nessuno, né per terroristi né per Capi di stato e di governo-. Le conseguenze potrebbero essere determinanti: per il futuro di Gaza -dove l’Autorità palestinese potrebbe riprendere il controllo legittimo-, per Israele -dove i sussulti democratici minacciano Netanyahu e il governo dell’ultradestra nazionalista-.

Non poche le polemiche; Biden ha dichiarato: «Vorrei essere chiaro: qualunque cosa questo procuratore possa indicare, non esiste alcuna equivalenza – nessuna – tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza». Sarà dunque sconcertato il procuratore della Corte penale dell’Aja Karim Khan: per gli Stati occidentali che affiancano Israele, tutto sarebbe causa della strategia di Hamas -e del mentore dei terroristi palestinesi, l’Iran-.

È difficile fare previsioni. Ma c’è da sperare che l’Occidente attenui le proteste contro la Corte: delegittimarla definitivamente significherebbe porre in discussione anche i mandati d’arresto emessi per il trasferimento forzato di minori ucraini nei confronti di Putin e per i bombardamenti indiscriminati sull’Ucraina di cui sono imputati due generali russi.

Nel dettaglio, la richiesta di mandati d’arresto è nei confronti dei tre capi di Hamas Yahya Sinwar, Ibrahim Al-Masri e Ismail Haniyeh -responsabili diretti dei massacri del 7 ottobre, costati oltre 1200 vittime, e della cattura di almeno 245 ostaggi-, nonché per il premier  israeliano Netanyahu e il ministro della difesa Gallant -per i bombardamenti indiscriminati e il blocco degli aiuti umanitari che hanno causato ad oggi oltre 34.000 vittime civili tra la popolazione palestinese-.

Il Prosecutor Khan precisa di essersi avvalso di una molteplicità di testimonianze, prove documentali in video, audio e fotografie, nonché di immagini satellitari passate al vaglio dell’autenticità, e «come ulteriore garanzia» di avere consultato anche un «gruppo imparziale» di giuristi di alto profilo, esperti nel diritto internazionale umanitario e nel diritto internazionale penale. Tra questi Fulford -avvocato già giudice alla Corte penale internazionale e ora all’Alta Corte d’Inghilterra e Galles-, Helena Kennedy -presidente dell’Istituto per i diritti umani dell’Associazione internazionale degli avvocati-, Elizabeth Wilmshurst -ex consigliere giuridico del Commonwealth-, l’avvocata internazionalista araba Amal Clooney, l’autorevole Theodor Meron -avvocato e giudice israeliano naturalizzato statunitense, visiting professor all’Università di Oxford e già presidente del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia-, e ancora Kevin Jon Heller -professore di diritto internazionale all’Università di Copenaghen, e il senegalese Adama Dieng -già consigliere speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio-.

Il Procuratore richiama inoltre i principi della effettività della giurisdizione della Corte sui territori palestinesi e il principio di «complementarietà». Il 5 febbraio 2021, con la Decision on the ‘Prosecution request pursuant to article 19(3) for a ruling on the Court’s territorial jurisdiction in Palestine’ ICC-01/18-143 [2], la Pre Trial Chamber I ha sancito la giurisdizione penale della Corte nella «situazione nello Stato di Palestina» e tale giurisdizione si estende a Gaza e alla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, con mandato pieno anche per l’escalation delle violenze dal 7 ottobre 2023 in poi. Peraltro la Corte, ai sensi dell’articolo 12 dello Statuto, ha piena giurisdizione sui crimini commessi sia da cittadini di Stati Parte come anche da cittadini di Stati non Parte, purché commessi sul territorio di uno Stato Parte (si estende dunque a Israele per i fatti commessi sui territori palestinesi, come d’altronde si è sancito per la Federazione Russa, Stato non parte, per i crimini di guerra commessi in Ucraina, posto che quest’ultima ha aderito allo Statuto della Corte).

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