La legge “Crispi” dell’ormai storico 17 luglio 1890 n.6972 istituiva gli Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza (IPAB).
Da allora ad oggi questi Enti hanno subito una pletora di norme, sia Regionali che Nazionali, che ne hanno dato indirizzi e regole.
La Regione Siciliana con la Legge Regionale 9 maggio 1986, n. 22 decide di riordinare gli IPAB, promuovendone la loro trasformazione, fusione e soppressione.
Poi con leggi successive, sia Regionali che Nazionali, si è continuato di fatto, con la scusa del famoso riordino degli IPAB, a distruggerli.
Creando oggi una condizione assurda di precariato e di disoccupazione di tutti i suoi operatori regolarmente assunti, che speranzosi e fiduciosi di essere ricollocati in altre strutture o nelle stesse ma riformate, sono da anni senza stipendio.
Negli IPAB Siciliani ad oggi risultano assunti quasi 800 dipendenti a tempo indeterminato, e circa 1.300 lavoratori e professionisti con contratti a tempo determinato.
La Rete Siciliana degli IPAB è composta da circa 132 enti che dovrebbero gestire circa 3.000 posti letto ed ospitare anziani, minori e donne in difficoltà sociale economica e familiare
Attualmente, è in discussione l’ennesima riforma degli IPAB in Sicilia, con l’obiettivo di trasformare molti di questi istituti in Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona o altre forme di organizzazione, per migliorarne l’efficienza e l’efficacia nel fornire servizi sociali, ma ad oggi siamo in possesso di poche certezze, e tra queste, quella che, volontariamente o involontariamente, si è riusciti a distruggere un comparto importante ed utilissimo per la nostra terra.
Ricordiamo a tutti che l’età media dei Siciliani è in costante aumento e la presenza di Enti come gli IPAB diventa sempre più urgente, essenziale e necessaria, quindi distruggerli non è certamente nell’interesse dei siciliani.
Accettiamo la volontà della Regione Siciliana che vuole risolvere l’annoso problema degli IPAB in dissesto, contemperando i valori costituzionali in gioco, primo fra tutti la tutela dei soggetti deboli per come recita, tra l’altro, la Sentenza della Corte Costituzionale n. 135/2020.
Ma la volontà politica dell’attuale Governo Siciliano si scontra con la realtà di una crisi strutturale degli IPAB e di conseguenza dei suoi dipendenti.
Questa condizione negli anni ha incancrenito una realtà sociale, oramai sfuggita di mano per negligenza, incapacità o altro, che la politica ad oggi, non ha saputo o voluto risolvere.
Evidenziamo che quando la la politica fallisce, chi ne piange le conseguenze sono sempre i lavoratori.
Purtroppo la predetta Sentenza della Corte Costituzionale n. 135/2020 ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art. 34, comma 2, della l.r. n. 22/86, nella parte in cui aveva previsto il passaggio automatico del personale appartenente alle IPAB ai comuni territorialmente competenti nell’eventualità in cui fosse stata dichiarata l’estinzione dell’Istituzione, salvo che non fosse risultata possibile la fusione con altre istituzioni del territorio.
I dipendenti degli IPAB si sono aggrappati all’art. 34, della l.r. 22/86, che ha rappresentato nel corso degli ultimi anni l’unica loro ancora di salvezza.
Ma la sentenza della Corte Costituzionale, come sopra evidenziata, ha distrutto la speranza di questi lavoratori e contemporaneamente abbiamo assistito inermi al precipitare economico e giuridico di questi enti portando alla fame i propri dipendenti.
A fronte di tutto quanto sopra esposto il Sinalp Sicilia chiede che il Governo Siciliano trovi finalmente la giusta soluzione sociale e morale verso tutti i dipendenti degli IPAB Siciliani che da troppi anni sono stati letteralmente abbandonati.
Esiste un progetto di legge di riforma degli IPAB fermo al Parlamento Siciliano, il n. 1023 presentato dal Governo Regionale in data 15 Giugno 2021, come Sinalp chiediamo che si parta almeno da questo disegno di legge, anche rivisto e migliorato, per tornare a dare una vera e concreta speranza occupazionale ai circa 2.100 lavoratori che a vario titolo sono invischiati in questa kafkiana vicenda.
Chiediamo a tutte le Istituzioni in indirizzo di essere convocati per un confronto sulle possibili soluzioni, nel rispetto della legge, in grado di ridare speranza e voglia di vivere ai tanti, troppi, lavoratori abbandonati.