La Chiesa ortodossa rumena, divenuta autocefala nel 1885 ed elevata al rango di Patriarcato nel 1925, si è affermata come un’istituzione di primaria importanza nell’intera spiritualità cristiana universale. Questo fatto ha potuto essere osservato e accertato al meglio in occasione dell’evento fondamentale per il mondo ortodosso: il Sinodo pan-ortodosso di Creta del 2016.
Il Santo e Grande Sinodo, come venne chiamato l’incontro, delineò i principi fondamentali che guidano la maggior parte delle chiese ortodosse nel mondo.
Vale la pena sottolineare che nei dibattiti che hanno prodotto importanti documenti programmatici, la delegazione del BOR (Chiesa Ortodossa Rumena), guidata dal Patriarca Daniel, apprezzato a livello internazionale come un teologo eccezionale, ha avuto un ruolo determinante nel plasmare la visione del mondo e le relazioni della Chiesa con la società contemporanea nel suo complesso.
In questa prospettiva, i documenti ufficiali adottati sono edificanti, come la Missione della Chiesa nel mondo contemporaneo o le Relazioni della Chiesa ortodossa con tutto il mondo cristiano. Poiché la trasmissione del messaggio evangelico costituisce la missione permanente della Chiesa, essa deve essere realizzata con amore, umiltà e rispetto per l’identità di ogni persona e per la particolarità culturale di ogni popolo. La cooperazione intercristiana, oggi indispensabile, deve avere come premessa il valore della persona umana.
È quindi naturale che l’impegno della Chiesa nella società, aspetto ribadito dal Patriarcato rumeno, avvenga nello spirito di equilibrio tra libertà e responsabilità.
Un altro obiettivo fondamentale della missione del BOR, assunto dal Sinodo Pan-Ortodosso, è la pace. La stessa rivelazione di Cristo non è altro che il Vangelo della Pace. Per questo la Chiesa, che è il “Corpo di Cristo”, prega costantemente per la pace di tutta l’umanità.
Pertanto, il BOR ha condannato e condanna ogni forma di aggressione o conflitto, comprese le guerre motivate dal fanatismo religioso, dal nazionalismo, quelle che portano alla pulizia etnica, all’occupazione di territori o alla modifica dei confini.
In un mondo di discriminazioni di ogni tipo, il BOR, fedele ai principi che lo guidano, esprime ogni volta che ne ha l’opportunità la convinzione che ogni essere umano, indipendentemente da colore, sesso, religione, razza, genere, lingua o nazionalità, è creato a immagine e somiglianza di Dio e ha uguali diritti nella società.
Difendendo la dignità umana e i valori fondamentali, il BOR ha naturalmente sostenuto il percorso filo-occidentale della Romania negli anni che hanno preceduto la sua adesione alla NATO e all’Unione Europea e ha successivamente ribadito il suo costante sostegno ai principi dello stato di diritto e della democrazia.
In termini di dialogo ecumenico, il BOR, divenuto membro del Consiglio Mondiale delle Chiese nel 1961, ha dimostrato e dimostra costantemente apertura a dialoghi costruttivi sia con la Chiesa cattolica che con le Chiese protestanti. Le visite dei due Pontefici in Romania – quella di Giovanni Paolo II nel 1999 e quella di Francesco nel 2019 – sono rilevanti da questa prospettiva.
Entrambi erano considerati dalla Santa Sede anche veri e propri momenti diplomatici di riferimento nell’insieme delle relazioni intercristiane.