Il Paradosso del Sindacato nel Terzo Millennio: Tra Impegno Globale e Stallo Salariale Nazionale

Il Paradosso del Sindacato nel Terzo Millennio: Tra Impegno Globale e Stallo Salariale Nazionale

Il ruolo del sindacato nel terzo millennio in Italia appare sempre più caratterizzato da una profonda dicotomia tra la sua crescente visibilità su temi di rilievo globale (pace, guerra, politica internazionale) e una percepita disattenzione nei confronti della sua missione storica e fondamentale: la tutela del potere d’acquisto dei lavoratori.

Mentre le piazze si riempiono per manifestazioni contro le politiche di governo, contro le guerre e per la pace — temi di indubbia importanza etica e sociale — l’attenzione sembra deviare dal problema più urgente per i suoi iscritti: lo stallo salariale che affligge i lavoratori dell’Italia  da decenni.

Tradizionalmente, il sindacato è nato e si è sviluppato come strumento di contrattazione collettiva volto a migliorare le condizioni economiche e normative dei lavoratori. Nel contesto italiano contemporaneo, e in particolare negli ultimi vent’anni, i dati economici mostrano una realtà drammatica:

  1. Salari Stagnanti: L’Italia è l’unico Paese dell’Area Euro in cui i salari reali (cioè aggiustati per l’inflazione) sono rimasti sostanzialmente fermi o addirittura diminuiti nell’arco di un ventennio.
  2. Perdita di Potere d’Acquisto: Questo stallo, unito all’incremento dell’inflazione (acutizzato dal 2021-2022 ma presente da anni), ha eroso pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie, con i lavoratori dipendenti e i pensionati che vedono il loro tenore di vita peggiorare.

Nonostante l’evidenza di questa crisi salariale, spesso i vertici sindacali sembrano dedicare maggiore enfasi e risorse mediatiche a battaglie politiche e geopolitiche, come le proteste contro i singoli governi o le mobilitazioni per la pace internazionale.

Questa virata verso la cosiddetta “politica alta” (temi di vasta portata ma meno direttamente collegati al portafoglio del lavoratore) solleva interrogativi critici sul senso e il ruolo del sindacato oggi:

  • Diluizione dell’Identità: L’impegno primario su temi globali rischia di diluire l’identità del sindacato, trasformandolo da organo di rappresentanza professionale a un attore politico generico, spesso in competizione con i partiti stessi. Questo può portare a una perdita di fiducia da parte dei lavoratori che cercano risposte concrete ai problemi economici quotidiani.
  • Contrattazione Collettiva Inefficace: Lo stallo salariale è anche il risultato di un modello di contrattazione collettiva che non è riuscito a garantire adeguati aumenti tabellari o a imporre meccanismi efficaci di recupero dell’inflazione. L’attenzione quasi esclusiva ai rinnovi dei contratti nazionali, spesso ritardati e con aumenti minimi, non ha compensato la produttività o l’aumento dei costi della vita.

L’osservazione che la stagnazione salariale si sia consolidata in un periodo di circa vent’anni, spesso caratterizzato da governi di trazione centro-sinistra (che storicamente avrebbero dovuto essere più vicini alle istanze dei lavoratori), è un punto dolente per il movimento sindacale.

In quel periodo, la retorica sulla moderazione salariale per favorire la competitività e l’occupazione ha prevalso, spesso con l’avallo silente o esplicito delle maggiori sigle sindacali. Questa strategia, di fatto, ha lasciato i lavoratori italiani con salari bassi e una produttività bloccata, evidenziando una storica debolezza contrattuale che sembra persistere anche oggi, indipendentemente dal colore del governo in carica.

Per recuperare il suo ruolo centrale nel terzo millennio e riguadagnare la fiducia dei lavoratori, il sindacato deve ristabilire le priorità. L’impegno etico per la pace è lodevole, ma non può e non deve offuscare l’urgenza di:

  1. Rivitalizzare la Contrattazione: Impiegare una maggiore aggressività e competenza nella contrattazione, non solo nazionale ma anche aziendale, per ottenere aumenti salariali reali che superino l’inflazione.
  2. Spostare l’Asse dell’Azione: Concentrare le manifestazioni e le risorse mediatiche non solo sui palazzi del potere governativo, ma sulle sedi delle associazioni datoriali e sui luoghi di lavoro, rendendo il tema del salario dignitoso la priorità assoluta.

Solo tornando a lottare concretamente per il potere d’acquisto, il sindacato potrà dimostrare di essere ancora un attore indispensabile per la democrazia economica, evitando di essere percepito come un mero testimonial politico su temi lontani dal quotidiano dei suoi iscritti.

Testo soggetto a Copyright