L’imposizione delle sanzioni e dell’embargo nei confronti della Russia, in risposta al conflitto in Ucraina, è stata una mossa politica e diplomatica concertata principalmente da Unione Europea (UE) e Stati Uniti. Tuttavia, l’applicazione di queste misure ha rivelato una profonda asimmetria negli effetti economici, in particolare per quanto riguarda il settore energetico e delle materie prime, lasciando l’Europa e, specificamente, l’Italia a sostenere il costo maggiore, mentre la Russia ha trovato nuove vie di smercio per i suoi prodotti.
Il Meccanismo Distortivo: Aumento dei Costi e Non Crollo della Produzione
L’obiettivo dichiarato delle sanzioni era quello di soffocare l’economia russa privandola delle entrate derivanti dalle esportazioni, in particolare di idrocarburi (gas, petrolio) e materie prime.
Tuttavia, il mercato globale delle commodities non funziona come un rubinetto che si chiude. Impiegare un embargo parziale (come quello sul petrolio, che ha comunque previsto un price cap e un periodo di transizione) non ha significato la cessazione della produzione russa, ma la sua re-direzione.
- Riallocazione del Flusso: Le forniture di greggio e prodotti raffinati russi non più dirette in Europa sono state assorbite da Paesi terzi come India, Cina e Turchia, spesso vendute a prezzi scontati (pur rimanendo fonti di ingenti entrate per il bilancio russo).
- Aumento del Costo Finale: L’embargo europeo ha costretto l’UE a rifornirsi da mercati più lontani (es. GNL dagli USA, petrolio dal Golfo Persico), aumentando i costi di logistica e trasporto (la “filiera”). Inoltre, la paura di una riduzione dell’offerta globale ha alimentato la speculazione e la volatilità sui mercati, portando a un rialzo generalizzato dei prezzi di gas e petrolio.
In sintesi, la Russia ha continuato a produrre e vendere, sebbene con maggiori costi logistici e sconti, mentre l’Europa si è trovata a pagare prezzi maggiorati per l’energia e le materie prime, a causa dell’allungamento delle catene di approvvigionamento.
L’Asimmetria degli Stati Uniti nell’Embargo Energetico
Un elemento critico di questa dinamica è il ruolo degli Stati Uniti, che hanno promosso un fronte sanzionatorio unito, ma hanno applicato misure con un impatto diretto significativamente inferiore sulla propria economia rispetto all’Europa.
- Indipendenza Energetica USA: Gli Stati Uniti, essendo un esportatore netto di energia (specialmente di gas naturale liquefatto, GNL), avevano un’esposizione diretta molto limitata alle importazioni energetiche russe prima del conflitto. Hanno formalizzato un divieto di importazione di petrolio e prodotti russi, ma tale divieto ha avuto un effetto marginale sul loro fabbisogno.
- Ruolo di Fornitore: Al contrario, gli Stati Uniti sono diventati uno dei principali fornitori di gas naturale liquefatto all’Europa, un’alternativa vitale e costosa al gas russo via gasdotto. Questo ha permesso alle aziende energetiche statunitensi di beneficiare dell’aumento dei prezzi e della domanda europea.
L’Europa e, in particolare, l’Italia, altamente dipendente dal gas russo prima delle sanzioni, hanno sopportato l’onere più pesante:
- Bollette Energetiche: L’impennata del prezzo del gas naturale, strettamente legato alle dinamiche del conflitto e alla riduzione delle forniture russe, si è tradotta in un aumento vertiginoso delle bollette per cittadini e imprese, alimentando l’inflazione e la crisi del costo della vita.
- Materie Prime: L’Italia, con un forte tessuto manifatturiero, ha subito un caro-energia che si è ripercosso su tutta la catena produttiva, dalle materie prime (fertilizzanti, metalli) ai prodotti finiti.
Conclusioni: Un Salasso Economico per l’Europa
La strategia sanzionatoria, pur essendo un atto politico necessario di condanna, ha creato un danno economico asimmetrico. Se da un lato ha esercitato una pressione a lungo termine sull’economia russa (soprattutto per l’accesso a tecnologie e settori finanziari), nel breve e medio termine ha funto da catalizzatore per l’inflazione energetica e delle materie prime in Europa.
I cittadini europei, e in particolar modo gli italiani, sono stati i pagatori involontari di questa strategia, sostenendo la sostituzione del gas russo con alternative più costose, mentre la Russia, grazie alla complicità di Paesi terzi non sanzionatori, ha continuato a finanziare le proprie operazioni attraverso mercati alternativi.
Questo paradosso solleva interrogativi sulla necessità di meccanismi sanzionatori più equilibrati e sulla protezione dei cittadini e delle economie dei Paesi che si trovano in prima linea nell’applicazione dell’embargo.
