Regina in concerto a Cesa di Francia: l’omaggio ai Queen che incanta l’Abruzzo, l’intervista a Roberto Pagnanelli

Regina in concerto a Cesa di Francia: l’omaggio ai Queen che incanta l’Abruzzo, l’intervista a Roberto Pagnanelli

Regina – The Real Queen Experience è tra le tribute band italiane più apprezzate dedicate al leggendario gruppo britannico Queen. Nato dalla passione comune per la musica e la teatralità della storica formazione, il progetto unisce precisione tecnica, energia dal vivo e fedeltà assoluta all’essenza di Freddie Mercury & co. Dopo l’acclamata esibizione in Abruzzo per la festa patronale di Sant’Anna, abbiamo intervistato il frontman Roberto Pagnanelli per scoprire di più sulla band e sullo show che sta conquistando fan in tutta Italia.

Roberto, nel 2023 siete stati classificati tra i sei migliori talenti a Italia’s Got Talent. Che significato ha avuto questo riconoscimento per voi e per il progetto Regina?

Italia’s Got Talent risale al 2010 (se non erro) e da quell’evento sono cambiati tre frontman, quindi non posso risponderti direttamente. Tuttavia, ha sicuramente contribuito a una grande risonanza del nome Regina su tutto il territorio italiano.

La formazione attuale vede te alla voce, Lorenzo Colucci al basso, Alessandro Ascolani alla chitarra e Diego Chiacchierini alla batteria. Ci racconti com’è nato questo gruppo e come siete arrivati a consolidare la formula attuale?

La band nasce nel 1999 e, nel corso del tempo, ha subito diversi cambi di formazione fino ad arrivare a quella odierna. Trasformare la passione per la musica in un vero e proprio lavoro è tutt’altro che semplice. Le persone vedono soltanto le due ore sul palco durante l’esibizione, ma dietro c’è molto altro! È un lavoro stupendo, ma è un errore pensare che, come tutti i lavori del resto, non comporti compromessi, sacrifici e stress. Ne consegue che consolidare una formazione non è stato per nulla semplice.

Ti sei unito al gruppo nel 2021 e vieni spesso paragonato a Freddie Mercury per somiglianza fisica e vocale. Com’è stato entrare in questo ruolo iconico? Cosa ti ha ispirato e come hai affrontato la responsabilità artistica?

Mi fa sempre un po’ sorridere questa domanda… perché, onestamente, quando si viene paragonati a Freddie… si perde sempre! E questo a prescindere dalla bravura del performer. La responsabilità è gigantesca, come l’onore del resto. Ti stupiresti nel sapere quanto sia diverso il concetto di “interpretare bene Freddie” nella mente delle persone. C’è chi preferisce Tizio, che ha la timbrica simile ma canta le canzoni un tono e mezzo più basse; chi preferisce Caio, che imita i movimenti benissimo ma non è un cantante… potrei continuare all’infinito. La realtà è che non c’è un modo oggettivo per “interpretare bene Freddie”: c’è solo il proprio modo di omaggiarlo. La figura di Freddie è talmente magnetica che spesso ci si scorda, o si sottovaluta, l’importanza di altri tre signori che hanno contribuito in modo essenziale e altrettanto “particolare” alla realizzazione dei successi dei Queen.

Il vostro show ripercorre tutta la carriera dei Queen, dalla prima epoca fino al leggendario concerto di Wembley ’86. Quali aspetti curi maggiormente per ricreare in scena atmosfere così autentiche?

Ci sono alcuni dettagli diventati veri e propri simboli — come i baffi, la giacca, la Red Special, il sixpence — che già da soli hanno un potere enorme. Tutto il resto lo fa la musica… “It’s a kind of magic!”

Come gestisci le transizioni tra brani più intimisti, piano e voce, e quelli da stadio come “We Are The Champions”? Cosa ti aiuta ad entrare in quelle diverse energie?

Semplicemente non lo faccio, non c’è bisogno. Siamo troppo abituati a dare etichette alla musica. Definiamo spesso i Queen come una band rock, ma a me piace pensare che facessero semplicemente della bella musica: autentica, originale e ricercata. Il brano più conosciuto dei Queen è “Bohemian Rhapsody”, che all’epoca venne etichettato come “una accozzaglia di generi musicali messi insieme che non avrà mai successo” … Il paradosso è che oggi, non solo gli “addetti ai lavori”, ma anche i profani ne riescono a riconoscere ed apprezzare il genio. Ripeto… “It’s a kind of magic!”

Avete annunciato il Tour 2025 con tappe in tutta Italia: quali città sei più emozionato di visitare o ritrovare? Ci sono luoghi che hanno un significato speciale per te?

Ogni posto racconta e mi lascia qualcosa. È uno degli aspetti meravigliosi di questo lavoro. Mi piace vedere culture e usanze di altri luoghi, ma allo stesso modo amo “giocare in casa”, dove tutta la “tifoseria” di amici e parenti mi dice che finalmente può venire a un mio concerto.

Qual è il momento più emozionante o inaspettato che hai vissuto sul palco da quando sei in Regina?

Sicuramente esibirmi davanti a circa 8.000 persone in Olanda è stato davvero emozionante. Ma ciò che ogni volta mi stupisce è quanto ampio e vario sia il pubblico: dalla ragazzina conquistata dal film, alla signora sulla settantina che negli anni ’70/’80 ha vissuto i loro iconici concerti.

Qual è il tuo metodo di preparazione vocale e scenica per affrontare uno spettacolo così intenso? Come lavora il gruppo dietro le quinte per garantire un’esperienza perfetta?

La preparazione e gli aggiornamenti dello spettacolo vengono fatti nei periodi invernali, quando il lavoro è meno intensivo rispetto alla stagione estiva. Per quanto riguarda l’aspetto vocale, credo che di base ci debba essere una preparazione già avvenuta negli anni. Per affrontare un tour serve una buona gestione della voce, e non credo sia una cosa che si possa “preparare”: la si può solo maturare nel tempo. Durante un tour gli imprevisti sono tantissimi e incalcolabili: 10 o 20 concerti di fila… basta un raffreddore, un colpo di frusta perché si è dormito poco e male, per mandare all’aria tutto.

Che tipo di dinamica hai con gli altri membri della band? Com’è lavorare insieme in un progetto così longevo e appassionato?

Personalmente siamo tutti molto diversi, accomunati dalla stessa passione e fame di palcoscenico. E questo crea una sinergia che funziona.

Dove vuoi portare Regina – The Real Queen Experience nei prossimi anni? Hai un sogno o un obiettivo che ti motiva particolarmente?

Non siamo noi a portare in giro i Regina: sono i Regina che ci portano in giro per il mondo. Quindi… ovunque di bello la musica voglia portarci.

Quanto è importante per te mantenere viva la memoria artistica dei Queen? Cosa vuoi trasmettere al pubblico che vi ascolta?

La memoria artistica dei Queen ha la fortuna e il privilegio di mantenersi viva da sola. Noi siamo solo gli ingranaggi di quella magia.

https://reginaqueentribute.it/it/

 

Testo soggetto a Copyright