Chi controlla la pediatria italiana? Un’analisi sulla Società Italiana di Pediatria (SIP)

Chi controlla la pediatria italiana? Un’analisi sulla Società Italiana di Pediatria (SIP)

La Società Italiana di Pediatria (SIP), fondata nel 1898, è oggi la più autorevole voce della pediatria nel nostro Paese. Con oltre 12.000 soci, congressi annuali e linee guida che orientano la pratica clinica, la SIP esercita un’influenza significativa non solo sulla comunità medica, ma anche sulle politiche sanitarie nazionali. Tuttavia, la sua natura giuridica e le modalità di finanziamento sollevano interrogativi che meritano un approfondimento critico.

Un ente privato con funzioni pubbliche

La SIP è una società scientifica privata, non un ente statale. Questo dato, apparentemente tecnico, ha conseguenze rilevanti: pur non essendo soggetta ai vincoli di trasparenza e controllo tipici delle istituzioni pubbliche, la SIP svolge un ruolo di fatto “pubblico”, influenzando decisioni che riguardano la salute dei minori e le politiche vaccinali.
Il paradosso è evidente: un ente privato, finanziato da soci e sponsor, diventa interlocutore privilegiato del Ministero della Salute e delle istituzioni, senza che vi sia un obbligo di rendicontazione pubblica dei propri bilanci e delle fonti di finanziamento.

Le fonti di finanziamento

Secondo le informazioni disponibili, la SIP si sostiene principalmente attraverso:

  • Quote associative dei pediatri iscritti.
  • Grant di ricerca e sponsorizzazioni provenienti da aziende del settore sanitario e farmaceutico.
  • Eventi congressuali e attività formative, spesso supportati da partner industriali.

In particolare, è noto che la SIP riceve grant incondizionati da case farmaceutiche che operano nel campo dei vaccini pediatrici e dei farmaci destinati all’infanzia. La definizione “incondizionati” dovrebbe garantire l’assenza di vincoli sull’uso dei fondi, ma resta il dubbio: può davvero un finanziamento proveniente da un’azienda con interessi commerciali essere privo di influenza culturale o scientifica?

Il nodo dei conflitti di interesse

Dal punto di vista giuridico, la questione centrale è quella del conflitto di interessi. La SIP produce linee guida, raccomandazioni e campagne di sensibilizzazione che riguardano temi delicatissimi: vaccinazioni, alimentazione, prevenzione delle malattie. Se una parte significativa dei suoi fondi proviene da aziende che vendono vaccini pediatrici, è legittimo chiedersi se le posizioni espresse siano sempre e soltanto frutto di evidenze scientifiche, o se possano essere condizionate da logiche di mercato.
La stessa partecipazione dei pediatri, che finanziano l’ente con le loro quote, non elimina il problema: anzi, lo amplifica, perché la SIP diventa al tempo stesso rappresentanza professionale e soggetto che riceve fondi da industrie con interessi diretti nel settore.

Trasparenza e accountability

In un sistema democratico, la trasparenza è un principio cardine. Tuttavia, la SIP non è tenuta a pubblicare in modo dettagliato i propri bilanci né a rendere pubblici i nomi dei principali sponsor. Questo vuoto normativo crea un cortocircuito: un ente privato, che condiziona scelte pubbliche, non è soggetto a obblighi di disclosure comparabili a quelli di un ente statale.
Dal punto di vista giuridico, si potrebbe sostenere la necessità di introdurre norme specifiche per le società scientifiche che hanno un impatto diretto sulle politiche sanitarie, imponendo obblighi di trasparenza sui finanziamenti e sui rapporti con l’industria.

L’influenza sulle politiche vaccinali

Uno dei campi in cui la SIP esercita maggiore influenza è quello delle vaccinazioni pediatriche. Le sue campagne e le sue linee guida sono spesso riprese dalle istituzioni e dai media come voce autorevole e imparziale. Ma se la SIP riceve fondi da aziende che producono vaccini, la sua imparzialità rischia di essere percepita come compromessa, e risulta naturale interrogarsi sulla neutralità dell’ente che li promuove.

Conclusione

La Società Italiana di Pediatria rappresenta un pilastro della medicina italiana, ma la sua natura privata e i legami con sponsor industriali e case farmaceutiche impongono al cittadino, un esercizio di vigilanza critica, costringendolo a domandarsi se le raccomandazioni della SIP e dei suoi pediatri siano davvero basate su evidenze scientifiche e non su interessi economici.
In assenza di regole chiare, il rischio è che un ente privato, finanziato da chi produce vaccini e farmaci pediatrici, continui a esercitare un potere pubblico senza i necessari contrappesi. È tempo che il legislatore affronti questa anomalia, introducendo norme di trasparenza e accountability che restituiscano ai cittadini la certezza che la salute dei bambini sia tutelata da scienza e non da mercato.

Francesco Paolo Cinquemani

*avvocato

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