Negli ultimi anni il Ministero della Salute e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) ha sostenuto con forza la raccomandazione della vaccinazione antinfluenzale per le donne in gravidanza, presentandola come uno “standard di cura” e come misura di tutela della salute materna e neonatale.
Tale posizione, ribadita anche attraverso campagne di comunicazione e piattaforme divulgative, si inserisce in un quadro internazionale che vede l’OMS indicare le donne in gravidanza come gruppo prioritario per la profilassi vaccinale.
Tuttavia, la ricerca scientifica non appare univoca. Tra i diversi medici che più volte hanno sollevato giustificati contestazioni c’è Il medico e ricercatore Dr. Alberto Donzelli che, attraverso pubblicazioni peer-reviewed e analisi critiche (tra cui l’articolo su IJERPH 2019 e successive rielaborazioni), ha evidenziato come gli studi osservazionali siano gravati da errori sistematici o ‘bias’ metodologici e come i pochi studi clinici randomizzati controllati o RCT (cioè gli studi più validi) disponibili mostrino in modo concorde segnali di sicurezza allarmanti, con tendenze a un aumento di eventi avversi gravi e dei decessi nella prole e nelle madri.
Il nodo giuridico: consenso informato e responsabilità
Dal punto di vista giuridico, la questione non riguarda solo la validità scientifica delle prove, ma soprattutto il diritto delle pazienti a ricevere un’informazione completa, corretta e bilanciata.
L’art. 32 della Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale, ma impone che ogni trattamento sanitario avvenga nel rispetto della persona e con il suo consenso informato.
Se le istituzioni sanitarie – come Ministero della Salute e Fnomceo – promuovono la vaccinazione in gravidanza come pratica standard senza evidenziare le incertezze scientifiche segnalate dal Dr. Donzelli e da altri autori, si rischia di comprimere il diritto delle donne a una scelta realmente consapevole. In termini giuridici, ciò può configurare:
- Violazione del principio di autodeterminazione sanitaria, sancito dalla legge 219/2017 sul consenso informato.
- Responsabilità civile e professionale in caso di eventi avversi, laddove la paziente non sia stata adeguatamente informata dei rischi e delle incertezze.
- Profilo di responsabilità istituzionale per comunicazioni pubbliche che non rispettino il requisito di trasparenza e completezza, soprattutto verso categorie vulnerabili come le donne incinte.
Le criticità sollevate dal Dr. Donzelli
Le ricerche analizzate da Donzelli mettono in luce alcuni punti che, dal punto di vista giuridico, non possono essere ignorati:
- Efficacia modesta: negli RCT il numero di donne che è necessario vaccinare (NNV) per evitare un singolo caso di influenza è molto elevato (55–56).
- Segnali di sicurezza: nei RCT disponibili (Bangladesh, Sudafrica, Mali, Nepal) si è registrato in tendenza un eccesso di eventi avversi gravi e decessi nei neonati e nelle madri vaccinate.
- Bias negli studi osservazionali: gli studi che mostrano benefici significativi non sono randomizzati, ma osservazionali, spesso viziati dal “bias del vaccinato sano”, rendendo i risultati poco affidabili.
- Principio di precauzione: in assenza di prove solide e rassicuranti, la promozione di massa della vaccinazione rischia di violare il principio di precauzione, cardine del diritto sanitario europeo.
Fnomceo sotto esame
La posizione della Fnomceo, che tende a presentare la vaccinazione come misura indiscutibilmente positiva, appare dunque problematica.
Un Ordine professionale ha il dovere di garantire pluralità di informazione scientifica e di rispettare il principio di neutralità, evitando di trasformare raccomandazioni controverse (in base alle migliori prove disponibili, che vengono dai RCT) in obblighi morali o standard di cura.
In questo senso, la scelta di non dare spazio alle criticità sollevate dal Dr. Donzelli e da altri studiosi rischia di configurare una comunicazione istituzionale parziale, che può avere conseguenze giuridiche rilevanti: dalle responsabilità per danno da informazione ingannevole, fino alla violazione del diritto delle pazienti a un consenso realmente informato.
Conclusione
La vicenda della vaccinazione antinfluenzale in gravidanza dimostra come la scienza, il diritto e l’etica siano strettamente intrecciati.
Se il Ministero della Salute e la Fnomceo intendono tutelare davvero la salute delle donne e dei nascituri, devono assumersi la responsabilità di comunicare anche le incertezze e i segnali di rischio, non solo i benefici attesi.
Solo così si potrà rispettare il principio costituzionale di autodeterminazione sanitaria e garantire che la scelta vaccinale sia frutto di un consenso realmente libero e informato.
link per approfondire:
Per garantire trasparenza e permettere ai lettori di verificare direttamente le prove citate, ecco alcune delle principali pubblicazioni e documenti di riferimento:
- Donzelli A. Influenza Vaccination of Pregnant Women and Serious Adverse Events in the Offspring. IJERPH 2019 (tradotto in italiano nel documento allegato dall’utente).
👉 Testo originale su IJERPH - Donzelli A., Agostini D., Bellavite P., Cattaneo A., Duca P., Serravalle E. Vaccinazione antinfluenzale: che cosa dicono le prove scientifiche. Giovanni Fioriti Editore, Roma 2020.
👉 PDF disponibile qui - Pubblicazioni presentate al Senato della Repubblica (Commissione Sanità) – raccolta di articoli e analisi critiche.
👉 Documento ufficiale Senato - Cattaneo A., Donzelli A. Vaccinazione antinfluenzale: utile o dannosa? (Salute Internazionale, 2020).
👉 Articolo online
A cura di:
Francesco Paolo Cinquemani
*avvocato
