Una parte degli introiti delle multe stradali è destinata, per legge, alla sicurezza stradale. È un principio simile a quello di alcune imposte vincolate già trattato nel precedente articolo: i proventi dovrebbero finanziare interventi di prevenzione, manutenzione e tutela della viabilità. In teoria, dunque, ogni sanzione diventa un investimento per la collettività.
La realtà, però, racconta altro. Molti Comuni utilizzano autovelox come strumenti di bilancio, più che di sicurezza. E qui emerge un nodo giuridico fondamentale: la differenza tra approvazione e omologazione.
Approvazione vs Omologazione: chi decide davvero
- Approvazione: rilasciata dal MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), consente l’uso del prototipo ma non certifica pienamente la conformità tecnica.
- Omologazione: è l’unico titolo che rende il dispositivo prova valida in giudizio. E può essere rilasciata solo dal MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), come chiarito dalla normativa e dalle prassi ministeriali.
La questione della validità delle sanzioni elevate tramite autovelox trova un punto cruciale nell’analisi dei titoli autorizzativi riportati dal portale ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), che pubblica la lista nazionale degli apparecchi installati sul territorio (lista nazionale autovelox). Per ciascun dispositivo, il MIT indica gli estremi del decreto di approvazione, attestando così che il prototipo è stato autorizzato all’uso. Tuttavia, la recente giurisprudenza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo inequivocabile che l’approvazione ministeriale non è equiparabile all’omologazione: quest’ultima rappresenta l’unico titolo che conferisce piena validità probatoria al rilevamento effettuato dall’autovelox. In assenza di omologazione, la sanzione comminata è suscettibile di contestazione in sede giudiziaria. Pertanto, chi intenda verificare la legittimità di una multa può consultare direttamente la lista nazionale del MIT: qualora dalla ricerca al sito ufficiale, il dispositivo responsabile dell’accertamento risulti semplicemente “approvato” e non “omologato”, si configura un vizio che rende la sanzione annullabile secondo l’orientamento consolidato della Suprema Corte.
Le motivazioni della giurisprudenza
Un passaggio decisivo arriva dalla recente pronuncia richiamata da Altalex: il giudice ha stabilito che l’accertamento è illegittimo se l’apparecchio non è omologato, anche se risulta approvato dal MIT.
La motivazione è chiara:
- L’art. 45 del Codice della Strada distingue nettamente tra approvazione e omologazione.
- Solo l’omologazione garantisce la conformità tecnica e la precisione della rilevazione.
- Senza omologazione, la rilevazione non può costituire prova valida e la multa deve essere annullata.
Questa interpretazione rafforza la linea della Cassazione (sentenze n. 10505/2024 e n. 26521/2025), che ha ribadito come l’omologazione sia requisito essenziale e non surrogabile.
Sicurezza o cassa?
Il paradosso è evidente: da un lato la legge vincola parte degli introiti alla sicurezza, dall’altro molti Comuni usano autovelox non omologati, trasformando lo strumento di prevenzione in un mezzo per fare cassa.
Così, i cittadini si trovano a pagare sanzioni spesso illegittime, mentre la fiducia nelle istituzioni si erode.
Conclusione
La questione non è tecnica ma politica: se gli autovelox devono servire a salvare vite, non possono essere gestiti come bancomat comunali. La prova documentale è chiara: solo il MIMIT può rilasciare l’omologazione, e senza di essa le multe non hanno valore.
Un sistema che pretende di garantire sicurezza ma si regge su strumenti giuridicamente fragili rischia di trasformarsi in un paradosso: più che proteggere i cittadini, li penalizza ingiustamente.
Fonti ufficiali e giurisprudenziali:
- Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – lista nazionale autovelox
- MIT chiarimenti su approvazione vs omologazione
- Altalex – accertamento illegittimo con apparecchio non omologato
Francesco Paolo Cinquemani
*avvocato
