L’esercito rumeno dopo vent’anni nella NATO (di Antoniu Martin)*

Il 2 aprile 2024 ricorrono vent’anni da quando la Romania ha aderito all’Alleanza del Nord Atlantico, la più importante organizzazione politico-militare del mondo, che comprende attualmente 32 Stati, tra i più sviluppati e assumendo una vita interna democratica. Naturalmente, due decenni sono un periodo dopo il quale si può fare una valutazione rilevante sulla situazione dell’esercito rumeno, su come si è evoluto da un esercito di tipo sovietico, appartenente al defunto Patto (Trattato) di Varsavia – e che operava secondo la dottrina “della lotta di tutto il popolo” – ad un esercito professionale, compatibile con gli standard NATO.

Attualmente la Romania ospita quattro strutture NATO, tre delle quali sono strutture di comando. La prima, inaugurata nel 2015, a Bucarest, è la Divisione Multinazionale Sud-Est. Sempre nella capitale, è operativa anche un’unità di integrazione delle forze della NATO. Nel 2017, è stata istituita a Craiova una Brigata multinazionale del sud-est. Nel 2023, nel contesto della guerra in Ucraina, a Sibiu, nel centro della Romania, è stato creato il “Corpo Multifunzionale Sud-Orientale della NATO”, con un ruolo di comando delle forze dell’Alleanza schierate sul fianco sud-orientale. In termini effettivi, l’esercito rumeno conta circa 80.000 persone, 70.000 militari e 10.000 civili. A questi si aggiungono 60.000 riservisti. L’intenzione è, secondo gli ufficiali militari rumeni, di aumentare il numero delle truppe a 10.000 militari, recentemente il quadro legislativo è stato modificato per stimolare il volontariato militare. Va sottolineato che gran parte dell’esercito rumeno ha accumulato esperienza nel tempo in alcune missioni sotto l’egida della NATO in teatri operativi esteri.

In termini di equipaggiamento, l’esercito rumeno utilizza già i sistemi HIMARS, Bucarest ne acquisterà sistemi tre con 18 lanciatori ciascuno e tutta la logistica necessaria. HIMARS rappresenta l’apice della tecnologia a livello mondiale, essendo uno dei sistemi più affidabili di questo tipo. La Romania ha anche acquistato missili balistici con una portata (gittata) di 300 km, nonché droni BAYRAKTAR TB2, per identificare obiettivi a oltre 200 km. Nel settore terrestre, la Romania sta acquisendo 54 carri armati ABRAMS, con la seria prospettiva di aumentarne significativamente il loro numero. A questi si aggiungono 227 trasportatori PIRANHA 5. Secondo una classifica stilata da Global Firepower – che analizza diversi indici relativi alla capacità militare -, la Romania si colloca al 47° posto a livello mondiale, sopra molti stati della regione, ma sotto la Polonia che investe molto nella difesa. In termini di politica di difesa, la Romania ha promosso i propri obiettivi all’interno della NATO, tra cui la considerazione della regione del Mar Nero e del fianco orientale come area di interesse strategico per l’Alleanza. In questa prospettiva, una priorità della politica estera rumena è il sostegno alla Repubblica Moldova, partner vulnerabile nel nuovo contesto di sicurezza. La Romania ha un partenariato con la NATO che affronta la vulnerabilità della Repubblica di Moldova alle minacce ibride provenienti dalla Federazione Russa.

L’interesse della Romania è rivolto anche alla regione dei Balcani, dove Bucarest è stata attivamente coinvolta negli ultimi anni nel senso di rafforzare la cooperazione militare individuando un meccanismo di gestione delle crisi. In questo senso, è rilevante anche la partecipazione della Romania, a livello di leadership militare, alla “Conferenza dei capi della difesa dei Balcani sulle questioni di cooperazione militare”, evento già giunto alla 16a edizione, che riunisce Stati come l’Albania, la Bosnia ed Erzegovina,la Macedonia del Nord, la Serbia, il Montenegro, la Turchia, la Croazia e la Slovenia, ma anche i rappresentanti della NATO e dell’UE. Sempre nell’ambito dell’impegno nel senso della sicurezza balcanica, nell’ultimo anno, nel contesto delle crescenti tensioni tra Belgrado e Pristina, la Romania ha aumentato le forze armate nella missione NATO KFOR in Kosovo. Alla fine dello scorso anno, la Romania contava circa 330 militari dispiegati nei teatri delle operazioni dei Balcani occidentali, di cui 250 in Bosnia ed Erzegovina e circa 80 in Kosovo.

Quanto sopra esposto, così come altri aspetti legati al coinvolgimento dell’esercito rumeno a livello NATO, gli hanno conferito una posizione distinta all’interno dell’Alleanza del Nord Atlantico. Anche se ha ancora molto da fare, soprattutto nel campo delle dotazioni ma anche in quello della motivazione delle risorse umane, la Romania ha dimostrato di essere un alleato credibile nella NATO e di essere diventata recentemente un beneficiario e un importante fornitore di sicurezza.

Antoniu Martin

*storico e analista politico

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