L’Italia ha elaborato un’anagrafe digitale nazionale per fini di sorveglianza (IDANPR) (di Francesco Paolo Cinquemani)*

Per spiegare cosa sia l’IDANPR bisogna tornare indietro nel tempo, fino al 2005 quando è stato istituito il CAD, ossia acronimo di Codice di Amministrazione Digitale, istituito con il decreto legislativo 7 Marzo 2005 n.82, è un testo unico che riunisce e organizza le norme riguardanti l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e le imprese.

Tale decreto è stato modificato più volte nel corso degli anni, nel 2016 e nel 2017, e le ultime modifiche sono state apportate proprio dal Decreto Legge 76 del 2020, c.d. Decreto “Semplificazioni”, recante «Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale».

Appare chiaro che tutte le nazioni Europee stanno spingendo per l’identità digitale, su ordine globale.

Ma torniamo adesso all’argomento principale, cos’è l’IDANPR?

ANPR, acronimo di Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente viene definito dall’Art. 62 del CAD (1).

L’ANPR Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (2) è un sistema informatico istituito in Italia per la gestione centralizzata delle informazioni anagrafiche dei cittadini residenti sul territorio nazionale. Esso raccoglie, archivia e aggiorna i dati personali di ogni cittadino italiano e straniero residente in Italia, compresi quelli relativi all’anagrafe demografica, all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) e all’anagrafe degli stranieri (3).

L’obiettivo principale dell’ANPR è quello di creare un sistema unificato e aggiornato delle informazioni anagrafiche, gestito dallo Stato italiano, nello specifico dal Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali italiano (4).

Il sistema si basa sull’interconnessione tra gli uffici anagrafici locali (Comuni) e il sistema centrale dell’ANPR, che consente il trasferimento veloce dei dati anagrafici e la centralizzazione del sistema su piano nazionale, non per questo si rimuoveranno i comuni, ma si centralizzeranno le informazioni anagrafiche su scala nazionale.

Gli APR fanno solo da tramite visto che il trasferimento di tutti i dati dagli APR all’ANPR è stato ultimato il 18 gennaio 2022, e ciò permette di procedere ad esempio al cambio di residenza o cambi anagrafici direttamente dall’ANPR.

Arriva quindi il codice ID ANPR del cittadino per la circolazione dei dati, cioè un codice alfanumerico con lunghezza di 9 caratteri, che comprende il “check digit”, un carattere per verificare la validità dei numeri che lo precedono. Tale codice viene associato univocamente ad ogni individuo già registrato, o in fase di registrazione in ANPR e non può essere riassegnato, questo serve a garantire l’associazione immutabile al soggetto a cui è attribuito.

Vedendo le cose in prospettiva, si potrebbe pensare che questo codice univoco potrà essere inserito all’interno di un chip sottocutaneo, anch’esso unicamente associato ad una persona, al fine di identificarla. Il chip potrà avere caricate al suo interno anche conti correnti e abbonamenti. Questo però è un argomento che merita maggiori approfondimenti, che farò in seguito.

Se ancora non fosse chiaro, stiamo viviamo un esperimento a cielo aperto di ingegneria sociale, e il green pass è stato uno strumento utile per rendere normale il fatto di trattare le persone come codici a barre.

Ciò ha permesso di accettare più facilmente la profilazione di massa in Europa, ed ora con l’ANPR la burocrazia ottiene un’arma in più.

L’ANPR è infatti un codice generato tramite algoritmo da server specifici, che permette di accedere ai dati anagrafici solo tramite previa autorizzazione del cittadino, ciò nel rispetto del Regolamento (UE) 2016/679 (5).

Ma adesso analizziamo il lato oscuro della questione:

Le banche dati sono di proprietà dello Stato, ed in particolare dal ministero dell’interno e pertanto possono effettuare controlli, anche in maniera preventiva, a piacimento sulla popolazione, facilitando di fatto il meccanismo di sorveglianza di massa, che è già stato innestato a partire dai primi anni del 2000. Vi è sempre la possibilità che i dati che trasmettiamo smettono di essere anonimi quando, entra in gioco il processo di de-anonimizzazione, presente nei social network (6), che consiste nel far identificare ogni persona nella rete anonima e ottenere le corrispondenti informazioni sulla posizione. Quindi la centralizzazione dei dati non protegge nemmeno dagli attacchi informatici. Altro grande rischio è che i dati possano essere usati in forma aggregata per indagini di mercato autorizzate dallo stato, o per indagini dello stato di altro tipo, anzi, sul sito dell’ANPR è già dichiarato che saranno usati per indagini demografiche.

Francesco Paolo Cinquemani

* avvocato

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