In questo articolo darò il mio punto di vista sul referendum depositato il 14 novembre 2024 presso la Corte Suprema di Cassazione basato su quattro quesiti che mirano a modificare la Legge Lorenzin (D.L. 73/2017) in materia di obbligo vaccinale.
Pubblicati il giorno seguente anche sulla Gazzetta Ufficiale con il n. 268, i quattro quesiti referendari con i quali viene chiesta l’abrogazione degli obblighi vaccinali pediatrici e delle sanzioni pecuniarie.
I quesiti pubblicati, possono essere così riassunti:
- abrogazione delle disposizioni che prevedono l’obbligo di vaccinazione pediatrica e abrogazione delle disposizioni che prevedono la relativa sanzione per l’inadempimento vaccinale;
- abrogazione delle disposizioni che prevedono l’obbligo di vaccinazione quale requisito di accesso alle scuole dell’infanzia;
- abrogazione delle disposizioni che prevedono la somministrazione di vaccinazioni con formulazioni combinate e parzialmente combinate e nella parte in cui subordinano la vaccinazione monovalente alla disponibilità del SSN;
- abrogazione delle disposizioni che prevedono la vaccinazione obbligatoria con farmaci non immunizzanti dalla malattia o non pericolose se contratte dai bambini.
Con i summenzionati quesiti referendari non si vuole abrogare l’intero D.L. 73/2017 ma, alcune parti di esso, oltre 100 righe.
Quindi svuotare parte del decreto legge, lasciando un vuoto giuridico, in quanto il medesimo decreto continuerebbe ad esistere, con la probabilità che quel vuoto venga colmato con qualcos’altro, che non possiamo prevedere.
Facciamo un passo indietro e valutiamo se questo referendum sia giusto oppure no.
Partiamo dal fatto che il D.L. 73/2017 convertito con modificazioni con la legge 119/2017 conosciuto come legge Lorenzin è incostituzionale, perché contrasta l’art. 32 della Cost. “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Relativamente alla frequenza a scuola, associazioni come Comilva e il Comitato Fortitudo sono riuscite talvolta ad aggirare l’ostacolo della legge Lorenzin, permettendo ai bambini di andare a scuola, mentre, se si parla di efficacia dei vaccini pediatrici basta leggere quanto riportato dalle associazioni come Corvelva, che hanno dimostrato con studi scientifici lo scarso controllo di qualità dei prodotti farmaceutici, così come l’associazione Assis che giunge alla conclusione che i trial clinici per la sicurezza ed efficacia dei vaccini sono considerati inadeguati e manipolati, poiché basati su modelli matematici imperfetti e infine anche la guida alle controindicazioni alla vaccinazione pediatrica aggiornata al 2018, che se venisse letta da più pediatri, questi sarebbero più consapevoli dei potenziali rischi in relazione all’individualità di ogni bambino.
Facciamo un veloce ripasso sul tema e consideriamo che dal 1999 al 2017, prima del D.L. 73/2017 erano obbligatori quattro vaccini pediatrici ma, i genitori erano liberi di scegliere se vaccinare i figli o meno e comunque i bambini potevano frequentare le scuole.
Con il D.L. 73/2019 solo ai bambini da 0 a 6 anni può essere impedita la frequenza a scuola e quindi negli asili nido e scuola dell’infanzia, in quanto la legge Lorenzin lascia in merito la discrezione al dirigente scolastico. Questo è possibile perché la scuola dell’infanzia non rientra nell’obbligo di istruzione, ne fanno parte invece la scuola primaria e la scuola secondaria di primo e secondo grado.
Infatti dai sei anni in poi il D.L. 73/2017 convertito con modificazioni con la legge 119/2017 permette ai bambini di andare a scuola, altrimenti si violerebbe l’art. 34 della Costituzione, che prevede l’obbligo di istruzione.
Orbene, in questo momento è permesso ai bambini di frequentare la scuola anche se non sono in regola con il calendario vaccinale? Si, vediamo perché.
L‘obbligo di istruzione va dai 6 ai 16 anni e l’art. 34 della Costituzione dispone che: “L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.“
Inoltre la Legge 53/2003 prevede: diritto/dovere all’istruzione per dodici anni, o almeno fino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età.“
Dai 19 anni in su interviene il summenzionato art. 32 della Costituzione, “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Pertanto, dopo quanto evidenziato, se proprio ci fosse questa impellente esigenza di un referendum, sarebbe il caso di valutare magari un solo quesito basato sulla discriminazione dei bambini nella scuola dell’infanzia, a tutela di un diritto sociale.
Ipotizziamo che il 50% degli aventi il diritto al voto si rechino alle urne e che il sì avesse la meglio, ciò ci esporrebbe ad un vuoto giuridico che diventerebbe un pretesto per la nostra cara classe politica, sempre pronta a schierarsi contro i cittadini, vedasi gli ultimi 5 anni, per l’introduzione di una normativa post referendaria che andrebbe a riempire un vuoto. Chi ci garantisce che questo vuoto non venga colmato con una normativa più restrittiva e peggiorativa? magari con sanzioni più severe?
Il referendum è una lama a doppio taglio, perché se al contrario dovesse passare il no, il popolo italiano approverebbe la legge Lorenzin e a quel punto non potremo più lamentarci perché avremo legittimato con sistema democratico una norma incostituzionale.
La pericolosità è dovuta dal fatto che se non sono state fatte tutte le valutazioni e ipotizzato ogni mossa avversaria, si rischia di ipotecare il futuro dei nostri figli.
Giusto per dare alcuni numeri in percentuale, pensiamo che in un ospedale in Veneto da novembre ad oggi, sono stati vaccinati con il vaccino monoclonale VRS il 93% dei bambini appena nati e non è un vaccino obbligatorio, questo dato è stato fornito da Radio Gamma Cinque nell’intervista dell’11 dicembre 2024, mentre in Toscana la percentuale ha superato il 50%.
Queste percentuali riferite a un vaccino non obbligatorio, non fanno ben sperare ad una corsa alle urne per abrogare parzialmente una legge che obbliga i vaccini.
Ricordiamoci sempre che nel periodo “covid” si è vaccinato il 91.7% della popolazione, stando ai dati ufficiali.
In conclusione, se da un lato il referendum sanerebbe l’incostituzionalità della legge Lorenzin, dall’altro costituisce la concreta possibilità di creare un vuoto giuridico molto ma molto pericoloso per i nostri figli, dunque, l’unica opzione a questo punto, ma solo per limitare i danni, sarebbe quella di portare un unico quesito ovvero l’abrogazione dell’obbligo di vaccinazione quale requisito di accesso alle scuole dell’infanzia.
Francesco Paolo Cinquemani
*avvocato