L’Italia, terra di straordinaria bellezza e biodiversità, si trova ancora una volta di fronte a dilemmi che mettono a dura prova la sua capacità di proteggere il proprio patrimonio naturale e zootecnico. Le recenti crisi legate alla Xylella in Puglia e alla Dermatite Nodulare Bovina in Sardegna offrono un inquietante parallelia, un monito chiaro: quando la gestione del bene comune si affida a soluzioni drastiche e prive di un solido fondamento scientifico, il rischio è di ritrovarsi intrappolati in un loop di errori, anziché progredire verso un’evoluzione.
La Lezione Amara degli Ulivi Salentini: Una Cura Nascosta, un Disastro Annunciato
Per anni, il Salento ha assistito impotente alla morte di milioni di ulivi secolari, straziati dalla Xylella. La narrazione dominante ha spinto verso l’eradicazione massiva come unica soluzione, una scelta che ha devastato paesaggi e intere economie agricole. La verità sulla cura era stata indicata fin dall’inizio ma, non dalla scienza ufficiale. Oggi la verità emerge con forza: “la cura c’è sempre stata, ora lo dice anche chi lo negava”. Si parla di rimedi fitosanitari, di pratiche agronomiche specifiche, di strategie di contenimento che avrebbero potuto salvare un patrimonio inestimabile. Invece, si è preferito l’abbattimento, una soluzione radicale che ha portato all’eradicazione di alberi millenari, irrimediabilmente perduti. Questa vicenda, ancora una ferita aperta, ci insegna che la scienza ufficiale politicizzata, prima di usare l’unico solo approccio che conosce, quello distruttivo, deve creare un tavolo tecnico, composto anche da chi prospetta soluzioni alternative basate su prove empiriche e solo dopo decidere, altrimenti come ampiamente dimostrato, è una strada che conduce al rimpianto e alla distruzione del bene comune.
Dermatite Bovina in Sardegna: La Storia si Ripete con gli Animali?
Oggi, l’ombra di un approccio simile sembra allungarsi sulla Sardegna, colpita dalla Dermatite Nodulare Bovina, una malattia riscontrata negli allevamenti. Con 19 focolai dichiarati, la risposta immediata delle autorità è l’abbattimento dei capi infetti e la vaccinazione di massa, anche per gli animali sani. Le notizie riportano l’arrivo dei vaccini, ma con la cruda realtà che “sarà necessario abbattere i capi”.
Eppure, la storia e la scienza ci mettono in guardia. La vaccinazione di massa durante una fase epidemica è una pratica che ha dimostrato la sua inefficacia, se non addirittura i suoi rischi. L’esperienza dell’Influenza Spagnola del 1918, così come le recenti e controverse strategie adottate durante la pandemia di COVID-19, ci hanno insegnato lezioni fondamentali. Ricordiamo bene come, in un primo momento, si sia spinto per una vaccinazione a tappeto per il Covid-19, per poi ammettere che vaccinare durante un’epidemia poteva portare a un’intensificazione delle infezioni per i vaccinati e alle varianti. È un dato di fatto scientifico che la vaccinazione di massa, senza un’adeguata fase diagnostica preventiva per ogni singolo capo, può generare effetti controproducenti e mascherare la reale diffusione dell’epidemia.
La decisione del TAR Sardegna, che ha negato la possibilità di salvare i bovini, anche sani e negativizzati, delle aziende contagiate, condannandoli all’abbattimento immediato, solleva gravi interrogativi. Questa scelta è ingiusta e ingiustificata, soprattutto considerando che la messa in isolamento e quarantena degli animali avrebbe potuto rappresentare una valida alternativa, consentendo approfonditi accertamenti diagnostici prima di procedere a misure così drastiche.
Il Loop degli Errori: Quando la Soluzione È l’Eliminazione, Non la Cura
Il filo rosso che lega la Xylella alla Dermatite Bovina è tristemente evidente: di fronte a una minaccia, chi amministra il bene comune sembra preferire la via più semplice, l’eliminazione, anziché l’approfondimento scientifico e l’implementazione di soluzioni di cura e contenimento alternative che nella maggior parte dei casi risulta la più efficace. È una scelta assurda, priva di un vero fondamento scientifico nel momento in cui si ignorano alternative che la stessa scienza e la storia ci suggeriscono.
Ci ritroviamo così in una fase stagnante, un loop in cui, invece di imparare dagli errori del passato, li si replica. La storia è maestra di vita, ma solo se si è disposti ad ascoltarla. Il mancato apprendimento dalle esperienze precedenti ci condanna a piangere le stesse conseguenze, con agricoltori e allevatori costretti a subire perdite irreparabili, e un patrimonio naturale e zootecnico che si impoverisce progressivamente. È tempo di un cambio di paradigma: la cura deve prevalere sull’eliminazione, la prevenzione sulla distruzione, e la scienza, quella vera e non quella di comodo, deve guidare ogni scelta. Solo così potremo sperare in una vera evoluzione, spezzando il ciclo vizioso degli errori e proteggendo il nostro futuro.
Francesco Paolo Cinquemani
*avvocato
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