VENEZIA: CONTRIBUTO O NON CONTRIBUTO, QUESTO E’ IL DILEMMA

VENEZIA: CONTRIBUTO O NON CONTRIBUTO, QUESTO E’ IL DILEMMA

Questi comuni non ci fanno mai annoiare e trovano sempre una genialata per imporre qualcosa di illegittimo e anti costituzionale.

Ecco un’altra finestra di Overton per tastare il terreno e capire se i cittadini sono pronti a subire altre limitazioni alle loro libertà.

Il Comune di Venezia con deliberazione di Consiglio n. 51 del 12/09/2023, ha approvato e successivamente modificato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 71 del 21/12/2023, un nuovo testo regolamentare relativo al Contributo di Accesso che prevede l’applicazione della nuova disciplina dall’anno 2024.

Fin qui sembrerebbe nulla di strano, se non fosse che sul sito del Comune andiamo a leggere che trattasi di “Sperimentazione 2024: Con delibera di Giunta Comunale del 23 novembre 2023, è stato stabilito il calendario 2024 relativo alla disciplina del contributo d’accesso. “

Dunque, si tratta di una simulazione, un esperimento sociale (l’ennesimo) per creare una consuetudine ovvero, un comportamento costante e uniforme di una collettività, riconosciuto e accolto da questa come regola giuridica vincolante, che diventa così una fonte del diritto (cosa da evitare assolutamente).

Ecco cosa ha detto il sindaco per giustificare il contributo: “La sperimentazione sarà medio lunga dobbiamo raccogliere dati ed informazioni per poi tarare il sistema, offrire servizi come già fa il QR code. Non abbiamo più i finanziamenti della Legge speciale per Venezia, nonostante vengano trovati per il ponte di Messina. La maggior soddisfazione – ha concluso – è stato vedere chi si avvicinava ai varchi sventolando il QR code d’accesso: queste persone hanno capito“.

Sempre sulla pagina del Comune si legge Il “cuore del sistema” è  la piattaforma multicanale e multilingua, realizzata da Venis Spa, raggiungibile all’indirizzo http://cda.ve.it accedendo, si potrà ottenere il titolo (QR Code) da esibire in caso di controlli.

Effettivamente il contributo lo si paga a seguito della registrazione alla pagina web o app, inserendo i propri dati personali (nome, cognome, e-mail e numero di telefono) e chissà se il DPO ha rispettato i dettami del Regolamento (UE) 2016/679.

Sarebbe interessante andare a chiedere.

Tornando alle dichiarazioni del sindaco tipo: “queste persone hanno capito” c’è da chiedersi, cosa hanno capito secondo lui, atteso che copiose sentenze hanno annullato migliaia di multe relative ai lockdown, proprio perché non era possibile imporre alcuna limitazione alla libera circolazione, inoltre ad oggi tutti i verificatori del green pass non risultano essere mai stati in regola con il regolamento privacy.

Ecco alcune criticità di questa contribuzione:

  • 16 della Costituzione: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.

Escludendo i motivi di sanità e sicurezza, parrebbe che la motivazione si carattere politico.

  • È UNA SPERIMENTAZIONE, pertanto tale contribuzione non può essere imposta e nemmeno la sanzione.
  • Nessun controllore potrà fermarvi con la forza e cacciarvi via perché, ciò configurerebbe reato di violenza privata e sequestro di persona.

Francesco Paolo Cinquemani

*avvocato

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