Se fino ad oggi, abbiamo vissuto dentro una matrix inconsapevolmente, con l’avvio della digitalizzazione totale entreremo all’interno di una sub matrix ma, stavolta con i nostri piedi e con il nostro consenso.
L’agenda 2030 porta avanti i suoi obiettivi e soprattutto la digitalizzazione, colonna portante di tutta l’agenda.
Prima di spiegare che la nostra vita sarà composta da 0 e 1, a meno che non prendiamo coscienza di ciò, e lo rifiutiamo categoricamente, bisogna sapere che il prossimo passo sarà il wallet.
Il wallet digitale conosciuto anche come portafoglio elettronico, mobile wallet o è un’applicazione di tipo finanziario collegata ad un conto corrente che consente di effettuare transazioni online e tenere traccia dei propri pagamenti su dispositivi come smartphone e tablet, ma che con le nuove tecnologie come l’NFC (Near Field Communication), il QR Code o il MST – Magnetic Secure Transmission i wallets digitali sono diventati uno strumento usato anche per gli acquirenti.
Un e-wallet è composto da due parti; un software e informazioni, e per creare un account e-wallet, l’utente deve installare il software sul proprio dispositivo (cosa che non è consigliabile se si vuole evitare la digitalizzazione e salvarsi da un futuro distopico), ed inserire le informazioni necessarie come il numero della carta di credito. Dopo aver fatto acquisto online, l’e-wallet riempirà automaticamente il modulo di pagamento con i dati dell’utente.
Attivando l’e-wallet metterete tutto ciò che sarà collegato al vostro cellulare nelle mani del vostro governo, un potere che nemmeno George Orwell ha mai osato pensare, che potrebbe essere usato contro di voi nel caso di future emergenze come atto di totalitarismo, e nel caso di un vostro anche minimo rifiuto, disconnettervi sarà a quel punto molto semplice, con la scusa di un disservizio o un problema di sistema che può sempre capitare.
I governi Europei, si muovono seguendo il concetto di European Digital Identity Wallet, definito nella bozza di regolamento eIDAS uscito nel giugno 2021 e nel frattempo le Big Tech si propongo sempre più come partner tecnologici e abilitatori di questi wallet, a tutti i livelli.
Ad oggi i dati che ci vengono forniti dimostrano che ci sono oltre 30 milioni sia di SPID che di CIE nelle mani degli italiani. Dalle statistiche i servizi pubblici, anche per mano di avvisi padigitale2026.gov.it, dovrebbero progressivamente diventare sempre più standardizzati nel permettere l’accesso sia con SPID che con CIE (e meglio ancora anche con eIDAS). Servizi digitali sempre più diffusi comportano l’aumento della richiesta e utilizzo di identità digitali da parte di cittadini e imprese, tutto ciò non ci viene imposto con gli obblighi, perché avrebbero bisogno del nostro consenso, ma se non sei digitale ti rendono impossibile l’accesso ai servizi pubblici. Pertanto bisogna far leva sui sindaci i quali, possono ancora impedire tutto ciò, rendendo fruibili i servizi a tutti i cittadini, altrimenti si configurerebbe il reato di discriminazione.
Il regolamento eIDAS relativo all’identificazione elettronica e ai servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno (Regolamento UE n. 910-2014) è stato adottato dai colegislatori dell’UE il 23 luglio 2014 e ha piena efficacia dal 1 luglio del 2016.
Il presente regolamento mira a promuovere la cooperazione transfrontaliera e l’interoperabilità dei sistemi nazionali di identificazione elettronica (eID) al fine di facilitare l’accesso dei cittadini e delle imprese ai servizi pubblici digitali nei diversi Stati membri in cui tale accesso è consentito tramite l’autenticazione eID. Nell’ambito delle eID, il regolamento eIDAS ed il nodo italiano eIDAS consentono che la identità digitale di uno Stato membro possa essere utilizzata per accedere ai servizi online della pubblica amministrazione o di privati negli altri stati membri della Unione Europea.
https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/policies/eidas-regulation
Quale sarà il passo successivo?
Verranno sostituite ed integrate la carta d’identità, la firma elettronica con valore legale, la patente, il passaporto, la tessera sanitaria, titoli professionali, diplomi e lauree.
In altre parole verrà potenziata l’identità digitale, così da implementare le funzionalità dell’attuale SPID a livello europeo, estendendone le funzionalità.
Per creare il wallet infatti sia SPID che la CIE saranno fusi insieme e avranno come infrastruttura di base un’estensione dell’app IO.
Questi portafogli virtuali non conterranno solamente i documenti ma fungerà da vero e proprio portafoglio digitale che permetterà di implementare l’euro digitale.
Tali portafogli saranno forniti da banche o da intermediari autorizzati e gestiti dalla BCE o dalla BCE stessa, in quanto ne saranno collegati.
L’integrazione dell’euro digitale negli E-wallet è prevista per il 2026 e si presenterà come una risposta alla sfida offerta dalle criptovalute, odiate dal sistema perché considerate come una minaccia alla stabilità finanziaria, ciò, vuol dire, che impediscono di avere un totale controllo sulla moneta in circolazione.
Sarà la Provincia autonoma di Trento a sperimentare per prima in Italia alcuni casi d’uso del portafoglio digitale europeo: un sistema che consentirà a cittadini, residenti e imprese dell’Unione di certificare la propria identità, senza bisogno di fornire copie, fotocopie, carte bollate o altra burocrazia per accedere a servizi pubblici e privati in tutti gli Stati membri. Il test darà così attuazione, in ambito nazionale, a uno dei progetti del Consorzio POTENTIAL che è tra i large scale pilot selezionati dalla Commissione europea per rendere concrete le prime applicazioni dello European Digital Identity Wallet. L’iniziativa vede coinvolti, oltre alla Provincia autonoma di Trento, anche PagoPA S.p.A (nel ruolo di wallet provider) insieme al Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD), la Fondazione Bruno Kessler e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS).
L’uso del portafoglio digitale, darà possibile attraverso l’utilizzo di una app per smartphone nel pieno controllo del singolo utente grazie a cui – su base volontaria e con “la massima garanzia di privacy e sicurezza” (così dicono) – potrà condividere certificati e sottoscrivere ufficialmente documenti in pochi click e in tutta Europa. Ogni Stato membro fornirà gratuitamente un e-Wallet al cittadino, senza però che quest’ultimo risulti obbligato ad utilizzarlo.
Con il coinvolgimento di PagoPA, a fare da wallet sarà IO, l’app dei servizi pubblici, individuata sia come modello per la definizione dello standard di wallet internazionale sia per la realizzazione del portafoglio digitale nazionale.
Il Consorzio POTENTIAL è composto da 148 partecipanti provenienti da 19 Stati membri e l’Ucraina che si sono riuniti per guidare la realizzazione di alcuni prototipi dell’EU Digital Identity Wallet (EUDIW) nell’ambito di 6 casi d’uso (“Electronic Government services”, “Account opening”, “SIM registration”, “Mobile Driving License”, “Remote Qualified Electronic Signature” ed “Electronic Prescription”).
IN CONCLUSIONE
Ad oggi, l’uso dell’identità digitale e dei pagamenti elettronici è consigliato, ma subdolamente imposto.
Alcuni utenti hanno messo alla mia attenzione che alcuni sindaci e alcune ASL per motivi differenti chiedono pagamenti soltanto online, oppure richieste mediante lo spid e credenziali elettroniche per usufruire di alcune agevolazioni o rimborsi a seguito delle alluvioni.
Torno a suggerire di querelare il personale o anche il sindaco in caso vi fosse impedito di pagare con moneta contante o di effettuare delle richieste cartacee.
Tale azione messa in atto dal personale o dal sindaco oltre a violare l’articolo 693 c.p. contrasta i principi di non discriminazione, che nel panorama delle fonti comunitarie ed internazionali costituiscono un tema predominante:
- Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948;
- Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di Discriminazione (New York, 1965- Rat. 1976);
- Art. 14 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), rubricato “Divieto di discriminazione”: “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”.
- Art. 13 Trattato istitutivo della Comunità Europea: attribuisce il potere al Consiglio Europeo di adottare provvedimenti diretti contro le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali;
- Direttiva 2000/43/CE sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica (Rat. 2003);
- Direttiva 2000/78/CE che istituisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (D.Lgs. n. 215/2003);
- Carta dei diritti fondamentali dell’UE, o “Carta di Nizza” – Art. 21: “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale. Le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”.
La nostra Costituzione pone all’art. 3, comma 1 il principio di uguaglianza formale, che è di fatto il corollario immediato della non discriminazione: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, mentre al comma 2 si evidenzia, invece, che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Francesco Paolo Cinquemani
*avvocato
Canale telegram: https://t.me/avvcinquemani